Amanzio Possenti, direttore da record
Treviglio, dal 1983 al Popolo Cattolico

«Se calcoliamo anche la collaborazione sono qui da 63 anni, anche se non ininterrotti: ho cominciato a "il Popolo Cattolico" nel 1950, mentre da direttore sono qui dal 1983».  Amanzio Possenti da trent'anni esatti è al timone del settimanale.

«Dunque, se calcoliamo anche la collaborazione, sono qui da 63 anni, anche se non ininterrotti: ho cominciato a scrivere per "il Popolo Cattolico" nel 1950, quando avevo 15 anni ed era direttore don Alessandro Mezzanotti, mentre da direttore sono 30. E pensare che mi avevano detto: "Resta solo un anno e poi mandiamo un sacerdote". E invece...». Alla sua sinistra ci sono una macchina per scrivere «Lettera 35» e un computer Mac, mentre la scrivania è zeppa di menabò delle pagine del prossimo numero, rilette in maniera certosina e corrette con la biro blu. È a suo agio nell'ufficio al primo piano di via Galliari 14, nel cuore di Treviglio, accanto al Santuario della Madonna delle Lacrime, dove ha sede «il Popolo Cattolico», settimanale che esce dal 1921 e che, a Treviglio, è un'istituzione. E altrettanto istituzione è Amanzio Possenti, il giornalista che, da trent'anni esatti, tanto da essere un record nazionale e forse mondiale, è al timone del settimanale e a lui va una grande parte del merito del successo della testata.

Direttore, lei è praticamente nato con la penna in mano. Di cosa si occupava all'inizio, da ragazzo, quando già scriveva per «il Popolo»? «Inizialmente seguivo le sedute del Consiglio comunale e le altre attività amministrative in città. Era il periodo in cui al Popolo collaborava intensamente il mio primo fratello, Manlio, mentre l'altro, Renato, che poi lavorò con me per molti anni a "L'Eco di Bergamo", aveva già cessato la sua attività al Popolo perché aveva iniziato molto prima. Ho collaborato dal 1950 fino al '62 in modo ininterrotto, poi sono finito a "L'Eco di Bergamo" (dove ha ricoperto l'incarico di caposervizio della redazione provincia, ndr.). Dal 1963 al '78 ho quindi interrotto la collaborazione, mentre ho ripreso a scrivere, ma solo gli editoriali, per i cinque anni consecutivi, dal 1978 all'83, quando era direttore padre Battista Cortinovis».

E proprio nell'83 è diventato direttore.
«D'accordo sia l'allora prevosto monsignor Pietro Cazzulani sia l'allora vicario della diocesi monsignor Giuseppe Molinari, divenni direttore nell'ottobre 1983, con la riserva di farlo per un anno, in attesa che la curia milanese mandasse a Treviglio, come usava allora, un nuovo prete come direttore, visto che tutti i miei predecessori erano sacerdoti. Dopo pochi mesi non se ne parlò assolutamente più ed eccomi ancora qui».

E come organizzava l'attività, lavorando anche a «L'Eco»?
«Venivo in redazione i lunedì, martedì e mercoledì mattina per preparare il giornale. La notte arrivavo a casa dall'Eco alle 2 passate e la mattina dopo, alle 9,30, ero già qui al Popolo. Il mercoledì pomeriggio la segretaria di allora e di oggi Laura Fagnani mi portava le bozze a casa, così quando rientravo la notte le rileggevo e correggevo per andare in stampa il giovedì, dopo che Laura aveva ritirato le bozze il giovedì mattina alle 8 a casa mia. Questo è andato avanti per parecchi anni, finché non è arrivata la tecnologia informatica».

Nonostante la crisi dell'editoria, «il Popolo Cattolico» sopravvive. «Per fortuna sì: da un sondaggio è emerso che viene letto da tutte le oltre 9 mila famiglie di Treviglio e ai trevigliesi sta davvero a cuore. Va detto che trent'anni fa la diocesi di Milano aveva vari settimanali, a Lecco, Sesto San Giovanni, Varese, Erba, Merate, e sono tutti scomparsi».

Leggi l'intervista integrale su L'Eco di Bergamo del 17 marzo

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