Nuovo ospedale, i creditori:
O chiudiamo oppure licenziamo

Hanno messo in piedi l'ospedale, e non sono stati pagati: sono gli oltre 160 tra fornitori e titolari di piccole imprese che hanno lavorato in subappalto. Alcune ditte hanno dovuto licenziare, mentre quelle fallite pare siano oltre una ventina.

Hanno messo in piedi l'ospedale, e non sono stati pagati: sono gli oltre 160 tra fornitori e titolari di piccole imprese che hanno lavorato in subappalto dell'Ati, associazione temporanea di impresa guidata dalla Dec spa di Bari titolare del contratto per la costruzione dell'ospedale e oggi in concordato preventivo (dell'Ati è in piedi solo Termigas spa di Bergamo, Busi impianti spa di Bologna è fallita e Saicam è in amministrazione controllata).

Dietro queste ditte ci sono persone e famiglie costrette a tirare la cinghia, quando non sul lastrico. Riunitisi in comitato, molti, tra fornitori e ditte in subappalto assistiti dalla Lia, Liberi imprenditori associati e  dall'avvocato Gabriele Forcella, ora hanno aperto una causa contro l'Azienda ospedaliera: in totale quasi 30 milioni di crediti non saldati.

Questo dopo l'ipotesi di cessione del credito tramontata (l'Azienda ospedaliera avrebbe dovuto anticipare il dovuto, rivalendosi poi su Dec spa), perché secondo i legali di Regione e Papa Giovanni XXIII non ci sarebbero stati gli estremi di legge per applicarlo.

E chi ha lavorato i soldi non li ha presi. Alcune ditte hanno dovuto licenziare dipendenti, mentre quelle fallite pare siano oltre una ventina. Uno stillicidio che potrebbe non fermarsi.

Le testimonianze su L'Eco di Bergamo del 24 marzo

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