Andrea, da Azzano all'Islanda
per lavorare in una fattoria

Un luogo «estremo»: nella natura selvaggia dei paesaggi, nelle distanze, nel clima, ma pure nella cordialità della gente: «C'è la strana sensazione, a volte, di sentirsi sperduti. Ma se hai un problema puoi bussare a qualunque porta e chiedere aiuto.

Un luogo «estremo»: nella natura selvaggia dei paesaggi, nelle distanze, nel clima, ma pure nella cordialità della gente: «Da una parte c'è la strana sensazione, a volte, di sentirsi sperduti. Dall'altra, sai che se hai un problema puoi bussare a qualunque porta e chiedere aiuto: c'è una grande ospitalità».

È un'Islanda senza mezze misure quella che emerge dal racconto di Andrea Manola, 28 anni. Lui, di Azzano San Paolo, alle spalle studi all'istituto Agrario, un'esperienza di pizzaiolo e tre anni di lavoro in un caseificio, qualche mese fa è partito armi e bagagli per andare a far formaggi e vita di fattoria nella terra degli elfi e delle aurore boreali. Ma come t'è venuto in mente, è la prima domanda.

«Volevo fare un'esperienza all'estero - spiega - anche per migliorare l'inglese, ed ero attratto dai Paesi nordici». Così invia le prime richieste: Norvegia, Svezia, e pure l'Islanda, per l'appunto. E proprio da qui arriva la risposta della fattoria Rjomabuid Erpsstadir (cominciamo facile...): «Cercavano un ragazzo per dare una mano, il proprietario da giovane ha viaggiato all'estero, e voleva offrire ad altri questa possibilità».

Fatto, si parte. E la meta (a 20 chilometri dal villaggio più vicino, un'ora e mezza di macchina dalla capitale) ha delle sorprese da riservare: la fattoria, con annesso caseificio, è famosa per i suoi gelati, e d'estate c'è un bel giro di visitatori da varie parti del mondo. «Hanno anche lanciato un dolce fatto con lo Skyr, una sorta di yogurt». Racchiuso, per renderlo più goloso, in un involucro di cioccolato bianco concepito nientemeno che dagli studenti di design dell'Università di Rejkyavik.

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