Cinghiali, allarme in Val Seriana
«Fate qualcosa di serio!»

«In Valle Seriana siamo disperati!». Non manca il punto esclamativo nell'ennesimo appello lanciato in Bergamasca per il flagello dei cinghiali. Il problema è sotto gli occhi di tutti e non passa giorno in cui non vengano segnalati danni profondi.

«In Valle Seriana siamo disperati!». Non manca il punto esclamativo nell'ennesimo appello lanciato in Bergamasca per il flagello dei cinghiali. Ad inviare un incisivo sos è questa volta Giancarlo Moioli, perito agrario da 36 anni in servizio per il territorio e consulente della Comunità Montana Valle Seriana.

Il problema è sotto gli occhi di tutti e non passa giorno in cui non vengano segnalati danni profondi, soprattutto ai terreni che in quota verranno presto raggiunti dalle mandrie. «Mai come quest'anno – scrive Moioli - i cinghiali stanno devastando la Media Valle, a cominciare dalla Val Gandino, comprendendo tutti gli alpeggi di proprietà o in gestione alla Comunità montana che si affacciano sul lago di Endine. Noi non sappiamo piu' cosa dire agli affittuari (oltre ad aver scontato quanto concordato di canone) ed agli allevatori, disperati, che sono impotenti. Altrettanto impotenti paiono le organizzazioni sindacali di categoria (Coldiretti,Confagricoltura, ecc.) che oltre a compilare denunce danni, inviate regolarmente in Provincia, non sanno piu' che dire».

Un «j'accuse» ampiamente condiviso quello di Moioli, come è emerso qualche settimana fa in un incontro tenutosi nella sala consiliare del Comune di Casazza, ma anche dalle lamentele a più voci che tutti segnalano, che si associano a volte anche con la paura (e i danni) provocati dagli orsi, evidentemente in misura più circoscritta. «In un momento di gravissima crisi economica – aggiunge Moioli - la piu' oculata e attenta gestione del territorio (agricolo, forestale e sotto il profilo alimentare e turistico) puo' dare un sostanzioso aiuto per incrementare il negativo PIL. Come è possibile procedere in questa direzione stando semplicemente a guardare? Ci sono proprietà pubbliche (strade, sentieri, pozze di abbeverata, cascinali ecc.) nei quali l'Ente pubblico ha speso fior di risorse che ora sono in balia di questi animali, con evidente danno alla collettività e relativo pericolo, specie quando le femmine sono nel periodo dell'allattamento. È impossibile fare zootecnia e gestire prati e pascoli con questo stato di cose, quando poi ci si accanisce, sanzionando per violazioni al vincolo idrogeologico, chi smuove una carretta di terra».

Un paradosso evidenziato qualche mese fa anche dal proprietario di uno chalet a Pianì di Ranzanico, attaccato da un branco con danni ingenti. «Per sistemare il terreno e avviare le opere anche minime è stato un calvario per permessi e perizie geologiche». A Como negli ultimi giorni si è organizzato un Comitato per dire «Basta ai cinghiali» e allarmi arrivano anche dal Trentino, dove sono centinaia i cinghiali abbattuti nelle valli ai confini con Brescia. Nel mirino (ironia della sorte) soprattutto i cacciatori, cui Moioli dedica una frecciata, pur premettendo di «conoscerli e rispettarli nei fatti da tanto tempo». «Non bisogna sparare solo ai maschi – dice - sono le femmine che partoriscono! È ora di fare qualcosa di serio e non ingenerare il dubbio che una sorta di lobby venga addirittura protetta dagli enti competenti in materia di caccia».

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