«La aspettiamo a Bergamo»
E un boato scuote la basilica

Lunedì 3 giugno è stato il grande giorno dei pellegrini bergamaschi a Roma nel 50° anniversario della morte di Papa Giovanni XXIII. Alle 17 la Messa nella basilica di San Pietro celebrata dal vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi. Alle 18 l'attesissimo incontro con Papa Francesco. Grande commozione per i 3 mila bergamaschi.

Lunedì 3 giugno è stato il grande giorno dei pellegrini bergamaschi a Roma nel 50° anniversario della morte di Papa Giovanni XXIII. Alle 17 la Messa nella basilica di San Pietro celebrata dal vescovo di Bergamo, mons. Francesco Beschi. Alle 18 l'attesissimo incontro con Papa Francesco. Grande commozione per i 3 mila bergamaschi.

Prima dell'incontro con i pellegrini bergamaschi, Papa Bergoglio si è raccolto lungamente in preghiera, inginocchiandosi ai piedi dell'urba che contiene le spoglie mortali di Papa Giovanni XXIII. Papa Francesco era sceso in Basilica accompagnato dal Segretario di Stato, cardinale Tarcisio Bertone, dal cardinal Angelo Comastri e dal prefetto della Casa pontificia, monsignore Georg Gaenswein.

«Il mondo intero aveva riconosciuto in Papa Giovanni un pastore e un padre. Pastore perché padre. Che cosa lo aveva reso tale? Come aveva potuto arrivare al cuore di persone così diverse, persino di molti non cristiani?». Se l'è domandato il Papa, incontrando in San Pietro i bergamaschi (audio) (il testo del saluto) in pellegrinaggio a 50 anni dalla morte di papa Roncalli, in un orario molto vicino a quello della dipartita del papa buono.

Per rispondere, papa Francesco ha proposto di ripartire dal concetto di pace. «Papa Giovanni trasmetteva pace perché aveva un animo profondamente pacificato». La pace che trasmetteva, ha osservato il Papa, è «una pace naturale, serena, cordiale; una pace che con la sue elezione al pontificato si manifestò al mondo e ricevette il nome della bontà».

Papa Francesco ha definito Roncalli «efficace tessitore di relazioni, valido promotore di unità dentro e fuori la comunità ecclesiale, aperto al dialogo con cristiani di altre Chiese, con esponenti del mondo ebraico e musulmano e con molti altri uomini di buona volontà».

Il processo interiore che ha portato il Papa buono a essere un uomo pacificato capace di incarnare la pace, ha spiegato il Papa latinoamericano, è documentato nel «Giornale dell'anima» tenuto per tutta la vita dal suo predecessore.

«È tanto bello trovare un sacerdote un prete buono, - ha rammentato ancora il Papa in un inserto a braccio nel suo discorso ai bergamaschi, a proposito del Papa buono - e questo mi fa pensare a Sant'Ignazio, non faccio pubblicità - ha scherzato con allusione al fatto che Loyola è il fondatore del suo ordine - quando parlava delle qualità che deve avere un superiore: elenca questo, quello, un elenco lungo, e se non ha queste virtù, dice sant'Ignazio, almeno che abbia molta bontà, sia padre, prete con bontà».

«L'intuizione profetica» di Papa Giovanni «della convocazione del Concilio» e la «offerta della propria vita per la sua buona riuscita», «l'amore per la tradizione della Chiesa e la consapevolezza del suo costante bisogno di aggiornamento», restano «faro luminoso» per la Chiesa. Papa Giovanni «era uomo di governo, era un condottiero, condotto dallo Spirito Santo». 

La «pace» di Papa Giovanni ha radice nella sua «obbedienza», sì ai suoi «superiori», ma in fondo «a Dio che andava disegnando il suo progetto» per la vita del Papa buono. Lo ha ricordato il Papa, sottolineando come Angelo Giuseppe Roncalli sia stato un uomo «fedele», che ha obbedito sempre, «senza sottrarsi a nulla di ciò che gli veniva richiesto, anche quando ciò significò lasciare la propria terra, confrontarsi con mondi a lui sconosciuti, rimanere per lunghi anni in luoghi dove la presenza dei cattolici era scarsissima».

«Attraverso questa obbedienza», ha spiegato papa Bergoglio, Giovanni XXIII «ha costantemente riconosciuto, nella fede, che attraverso quel percorso di vita apparentemente guidato da altri, non condotto dai propri gusti o sulla base di una sensibilità spirituale, Dio andava disegnando un suo progetto».

«In questa obbedienza evangelica», in questo spogliarsi completamente di se stesso, ha spiegato papa Francesco, «sta la vera sorgente della bontà di papa Giovanni, della pace che ha diffuso nel mondo, qui si trova la radice della sua santità: in questa sua obbedienza evangelica».

«A cinquant'anni dalla sua morte, - ha detto il Papa concludendo in San Pietro il pellegrinaggio dei bergamaschi in memoria di papa Roncali - la guida sapiente e paterna di papa Giovanni, il suo amore per la tradizione della Chiesa e la consapevolezza del suo costante bisogno di aggiornamento, l'intuizione profetica della convocazione del Concilio Vaticano II e l'offerta della propria vita per la sua buona riuscita, restano come pietre miliari nella storia della Chiesa del XX secolo e come un faro luminoso per il cammino che ci attende».

Il saluto di Papa Francesco ai pellegrini bergamaschi è stato preceduto da quello del vescovo di Bergamo, monsignor Francesco Beschi (audio), che ha rinnovato l'invito al Santo Padre di vemire a visitare la terra di Papa Roncalli. nel suo saluto, monsignor Beschi ha parlato di somiglianza tra Bergoglio e Roncalli: Papa Francesco ha sorriso e gli ha risposto, qualcosa, che però non si percepito. Anche perché un boato di applausi ha scosso la basilica di San Pietro.

Prima dell'incontro con Papa Francesco, monsignor Beschi ha presieduto una concelebrazione eucariastica in Basilica sottolinendo nell'omelia (audio) i tratti salienti della figura del Pontefice bergamasco, una luce per tutto il mondo, crtisiano e non: «Una bontà capace di generare unità».

Su L'Eco in edicola martedì 4 giugno 6 pagine speciali sull'incontro del Papa con i pellegrini bergamaschi

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