Cede uno scavo a Verdello
Muore imprenditore di 44 anni

Aveva da poco cominciato la sua giornata di lavoro quando un cumulo di terra l’ha travolto senza lasciargli scampo. È morto così mercoledì mattina a Verdello l’imprenditore Giovanni Battista Finazzi, classe 1964, originario di Calcinate ma che dal 1990 abitava a Cologno al Serio, paese della moglie Elena Gritti.

L’infortunio mortale è accaduto attorno alle 8,15 in un cantiere di via Meucci a Verdello, in una zona periferica del paese, dove sono in corso i lavori per una nuova lottizzazione residenziale. Finazzi, contitolare con altri tre soci, e nello specifico amministratore delegato, della piccola ditta edile «Edil Penta Srl» di Cologno, stava lavorando insieme a due colleghi alla realizzazione di un parcheggio di un’abitazione privata, un lavoro preso in subappalto dalla ditta «Edil Sandrini» di Brescia.

In particolare gli operai si stavano occupando della posa della tubatura fognaria all’interno di uno scavo di circa due metri d’altezza, realizzato appositamente per posare i tubi. Improvvisamente – secondo la ricostruzione dei carabinieri di Verdello, interventi sul posto con il maresciallo Russo insieme agli operatori dell’Asl di Bergamo – una parete dello scavo è ceduta e due metri cubi di terra hanno travolto in pieno Giovanni Battista Finazzi schiacciandolo. Il collega che era con lui all’interno dello scavo è scampato miracolosamente alla frana riuscendo a scansarsi, e così, insieme al terzo collega, fuori dalla buca sull’escavatore, ha cercato di fare il possibile per salvare il compagno: hanno chiamato il 118 e i vigili del fuoco di Bergamo, questi ultimi intervenuti sul posto con tre squadre.

L’uomo è stato estratto dallo scavo, ma per lui non c’era ormai più nulla da fare: sarà l’autopsia a stabilire se è deceduto a causa delle lesioni riportate o per soffocamento. La salma è stata trasportata al vicino obitorio del policlinico di Zingonia a disposizione della magistratura, mentre il cantiere, dove secondo i primi accertamenti dell’Asl pare che la trincea non fosse né puntellata né protetta, è stato posto sotto sequestro dai carabinieri per fare luce sull’accaduto.

«Queste tragedie sono evitabili – ha spiegato poi in un comunicato stampa il dipartimento del Servizio di prevenzione e sicurezza sugli ambienti di lavoro dell’Asl di Bergamo –. La causa principale di queste tipologie di incidenti è la fretta, che induce a non utilizzare in maniera corretta le misure di prevenzione necessaria. Unitamente alla fretta, sussiste anche un altro fattore: la sottovalutazione del rischio. Il risultato è un alto indice di pericolosità delle condizioni in cui si lavora».

Giovanni Battista Finazzi lascia la moglie Elena, casalinga, e i due figli: un ragazzo di 14 anni e la bambina più piccola che, in terza elementare, aveva appena ricevuto il sacramento della Prima Comunione settimana scorsa. Saputo dell’incidente, attorno al cantiere sono subito accorsi i residenti delle vicine abitazioni, scioccati dall’accaduto.

«Abbiamo sentito un urlo e poi il silenzio: qualcosa non andava», ha raccontato uno di loro, mentre altri dicono di non aver udito nulla, se non all’arrivo dei soccorsi. Sul posto, non appena appresa la disgrazia, sono poi giunti alcuni amici dell’imprenditore: «Non posso ancora credere che Battista sia morto – ha spiegato uno di loro –. Era appena tornato da una vacanza a Parigi con i figli, di cui era innamoratissimo, ed era felice: è davvero un dramma». «Lavoravamo insieme da una vita – ricorda poi commosso uno dei soci –: era un gran lavoratore che pensava solo al bene della sua famiglia».

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