Scivola su un lastrone di ghiaccio
Roberto Piantoni muore in Tibet

Un nuovo lutto colpisce il mondo dell'alpinismo bergamasco: dall'Himalaya arriva la tragica notizia della morte di Roby Piantoni, 32 anni di Colere. Era impegnato in una spedizione in Tibet sullo Shisha Pangma (Gosainthan), la quattordicesima montagna più alta della terra, la più bassa dei 14 ottomila. Le sue ultime notizie risalgono a martedì, quando sul suo sito Roby Piantoni annunciava con rabbia di essersi dovuto ritirare a causa del forte vento. Poi oggi all'alba è arrivata la notizia della tragedia, della quale al momento si sa ancora molto poco.

Roby Piantoni era partito con altri due alpinisti bergamaschi, Marco Astori e Yuri Parimbelli, per lo Shisha Pangma a metà settembre: con loro anche il collega valtellinese Adriano Greco. I quattro volevano scalare la parete Sud, un mondo di roccia e ghiacci, dove alle difficoltà legate alla quota si sommano anche quelle più strettamente tecniche. L'idea – avevano spiegato gli scalatori prima di partire – era di aprire una via nuova che potrebbe ripercorrere la prima parte del tracciato Troillet-Loretan per poi proseguire sullo sperone roccioso soprastante. La spedizione doveva durare un mese e mezzo: il rientro era previsto infatti a fine ottobre.

Nella notte tra mercoledì e giovedì, a un mese esatto dalla partenza della spedizione, si è invece consumata la tragedia: un tremendo volo, sulla Sud dello Shisha, e per Roby Piantoni, che si trovava assieme agli altri due compagni bergamaschi Yuri Parimbelli di Seriate e Marco Astori di Dossena, non c’è stato più niente da fare. Proprio Astori ha dato la drammatica notizia: «Mi ha chiamato verso le tre – racconta Ennio Spiranelli, scalatore di Nembro – era sconvolto, piangeva e mi ha solo detto: “Roby è volato”, poi mi ha richiamato Yuri spiegando che l’incidente è capitato lungo la via degli inglesi, durante il tentativo alla vetta». Attorno a 6.700 metri i tre scalatori avevano deciso di tornare sui loro passi, anche per la presenza di molto ghiaccio. Aiutandosi con delle vecchie corde fisse Astori e Parimbelli avevano superato il dislivello, ma proprio in quel frangente, è capitato l’imprevisto a Piantoni, ultimo dei tre, che ha perso la presa scivolando a fianco dei compagni. Un volo fatale. Dopo aver constato il decesso di Roby, ai due scalatori non è rimasto che calare il corpo in un crepaccio e fare quindi rientro al base.

Roby Piantoni era conosciutissimo fra gli alpinisti. La passione per la montagna, ereditata dal padre, era fortissima. A 15 anni (1992) aveva compiuto la «Via Denise» in Presolana aperta dal papà Livio nel 1975. Con lui c'era Simone Moro. Dopo l'impresa, tornando a casa, aveva consegnato alla madre e alla sorella i chiodi piantati dal padre in parete. Il suo sogno è sempre stato il Pukajirla in Perù dove morì suo padre, ma nonostante un tentativo non riuscì mai a conquistare la vetta. Livio Piantoni morì appunto durante la spedizione in Sud America, il 14 luglio 1981. In quella circostanza morirono anche Italo Maj e Nani Tagliaferri, mentre Rocco Belingheri e Flavio Bettineschi si salvarono.

Nel 1997 Roby Piantoni riuscì a realizzare il sogno di papà Livio di aprire una nuova via sulla Presolana che lo stesso avrebbe dedicato al figlio: impiegò dodici ore per salire il versante nord assieme a Flavio Bettineschi di Colere.

La scomparsa di Roby si aggiunge alle tragedie della scorsa estate: Alberto Consonni, 65 anni di Pedrengo era morto il 12 luglio precipitando sulla cresca dei Corni Neri di Valbondione; Ferruccio Carrara, 47 anni di Nembro, istruttore del Cai, era morto sul sentiero delle Alpi Pennine nel Canton Vallese in Svizzera.

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