Angelino Alfano riunisce i suoi
Blinda Governo ma difende il Cav

Congeda il Cavaliere, blinda Letta e «rimpolpa» la sua giovane truppa. L’addio al senatore Silvio Berlusconi, Angelino Alfano lo ha voluto dare in modo solenne, riunendo i suoi gruppi dopo il verdetto di palazzo Madama, e riversando in un documento la condanna per la «brutta pagina» scritta dal Parlamento.

Congeda il Cavaliere, blinda Letta e «rimpolpa» la sua giovane truppa. L’addio al senatore Silvio Berlusconi, Angelino Alfano lo ha voluto dare in modo solenne, riunendo i suoi gruppi dopo il verdetto di palazzo Madama, e riversando in un documento la condanna per la «brutta pagina» scritta dal Parlamento.

Il leader del Nuovo centrodestra nella conferenza stampa che ha tenuto dopo l’Assemblea non ha voluto rispondere ai cronisti sull’altro piatto politicamente forte del giorno, ossia la nuova veste del governo, la sua solidità e il ruolo forte che indubbiamente ora la compagine alfaniana rivestirà nell’ esecutivo e nella maggioranza dopo lo strappo del Cavaliere. Alfano al momento tace, ma nel suo entourage circola molta fiducia e la convinzione che nei prossimi mesi la nuova truppa rimpolperà le fila, e lieviterà anche il consenso elettorale.

Intanto domani il vicepremier farà il punto con i ministri anche sull’agenda del governo. Già questa sera, nel condannare, attraverso il documento illustrato da Maurizio Sacconi, l» anomalia democratica dell’uso politico della giustizia» Alfano ha inviato un segnale agli alleati e al governo. «Il Pd non ha più alibi: la riforma della giustizia, per quanto ci riguarda non può uscire dall’agenda di governo», ha avvisato, passando ad elencare tutto il pacchetto di «berlusconiana memoria»: dalle intercettazioni all’abuso della custodia cautelare, alla responsabilità civile dei magistrati. Una sorta di «risarcimento» all’ex padre politico ma anche la volontà di gettare sul tavolo del governo (al quale comunque assicura lealtà) il proprio pacchetto programmatico di riforme. Una mossa che non ha affatto ammorbidito gli azzurri: Sandro Bondi ha parlato di ’ipocrita messinscenà. Ma il vicepremier rispetto agli attacchi ha continuato a fare orecchie da mercante: non intende raccogliere insulti o sfide e così ha lasciato anche cadere gli attacchi della piazza azzurra di via del Plebiscito.

Meno diplomatico Renato Schifani: «Noi non eravamo in piazza ma in Senato, al nostro posto per difendere il cittadino Berlusconi, e i diritti violati di una persona» ha scandito il senatore Ncd. Anche il ministro delle politiche agricole Nunzia De Girolamo ha tenuto a rilevare che rispetto al «dolore» e alla «rabbia» ognuno reagisce emotivamente in modo diverso, e «c’è chi va in piazza e chi si batte nelle istituzioni».

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