«Azzardo bastardo. Io gioco contro»
Anche Stendardo scende in campo

Guglielmo Stendardo si fa un po’ attendere, ma l’esordio in campo ripaga di tutto. «Napoli, Genova, Salerno, Catania, Perugia, Roma, Torino, Lecce, Bergamo - elenca lui, ricordando le città dove ha giocato e vissuto -. Posso dire che sono un bastardo».

Non poteva andar meglio, per uno chiamato a metterci la faccia e a dire, davanti a una telecamera: «Azzardo bastardo. Io gioco contro». Lo vedremo presto in tv insieme a uno stuolo di testimonial, protagonisti dei tre spot che l’agenzia Genuine sta realizzando per conto dell’Asl di Bergamo, capofila della campagna informativa contro il gioco d’azzardo patologico, della quale è parte attiva anche L’Eco di Bergamo.

«Perché ho aderito? Perché credo che in questo momento il gioco d’azzardo stia colpendo duro: quando si trasforma in malattia – spiega il difensore dell’Atalanta con la sua parlantina d’avvocato –, diventa per certi aspetti un male incurabile, perché tocca a livello cerebrale. Mi sento in dovere di intervenire in questo senso». L’hanno ripetuto nei giorni scorsi anche il direttore generale dell’Asl Mara Azzi, il direttore del nostro giornale Giorgio Gandola.

Gandola non ha bisogno di spiegare il perché di questa campagna: che l’Eco se la sia cucita sulla pelle, lo raccontano le inchieste di questi due anni, la campagna No slot che ha coinvolto 400 locali, poi la presenza del nostro giornale nel Tavolo interprovinciale sul gioco d’azzardo patologico. E, ultime ma non ultime (presto ci sarà infatti anche lo spot col direttore testimonial), le tre cartoline distribuite in allegato con L’Eco.

Istituzione per istituzione, non poteva mancare l’Asl: il dg Mara Azzi c’è, davanti alla macchina da presa, a dire convinta quel «bastardo» perché «è nostro dovere sensibilizzare i cittadini sui rischi del gioco d’azzardo. Non stiamo dicendo che non si deve giocare, ma che può essere molto pericoloso farlo, che può essere una vera e propria malattia, non un vizio».

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