Bergamo a misura di Fido
Sesta in Italia per servizi

Un Paese pigro, poco attento alla tutela e alla gestione degli animali, che non presta la dovuta attenzione all’anagrafe canina, all’esigenza di sterilizzare i randagi e non offre servizi basilari. Dati nazionali, perché Bergamo è invece all’avanguardia»: 6ª in Italia.

Un Paese pigro, poco attento alla tutela e alla gestione degli animali, che non presta la dovuta attenzione all’anagrafe canina, all’esigenza di sterilizzare i randagi e non offre servizi basilari, in primis gli spazi aperti per le passeggiate quotidiane.

È una secca bocciatura quella di Legambiente alle città italiane, che salvo rare eccezioni sono ancora poco a misura dei quattro zampe e costringono Fido - con i suoi proprietari - a una vita da cani.

Dal rapporto «Animali in città», giunto alla terza edizione, emerge che solo dieci capoluoghi sugli 81 presi in esame raggiungono la sufficienza, cioè un punteggio di almeno 60 su 100. A fare meglio sono le medie città, con in testa Prato (79,36 punti), Bolzano (74,34) e Modena (71,42).

Promosse anche Terni, Parma, Bergamo (sesta in classifica con 63,17 punti), Reggio Emilia, Arezzo e Alessandria. Tra i centri più grandi il migliore è Padova, appena sotto la sufficienza con 59,97 punti, mentre tra le piccole città se la cava solo Pordenone con 63,5. Le maglie nere vanno tutte al Sud: a Messina per le grandi città (22,76), a Catanzaro per le medie (18,78) e a Crotone per le piccole (17,29).

A scarseggiare sono soprattutto le aree dove portare a spasso gli animali domestici: in media nei Comuni italiani è presente uno spazio dedicato ogni 28.837 cittadini. Il 47% dei Comuni dichiara di aver adottato regolamenti per l’accesso di Fido e Micio in uffici o locali, mentre solo il 34% delle città costiere che hanno risposto al questionario di Legambiente ha adottato un regolamento per l’accesso al mare e al lago.

Se l’86% delle amministrazioni ha un assessorato o un ufficio comunale dedicato alle problematiche animali, scende al 72% il numero delle amministrazioni che ha chiesto alle Asl quale fosse il numero dei cani iscritti all’anagrafe canina, «uno strumento indispensabile per fronteggiare il randagismo», sottolinea Legambiente, secondo cui «è nel merito del dato che emerge il dramma».

Nei capoluoghi risulta infatti una media di un cane ogni 24 abitanti, «cifra irrealistica se confrontata con la media nazionale, che è di un cane ogni 9 cittadini». Tra le altre criticità, divieti e sanzioni per l’uso di esche e bocconi avvelenati si trovano in meno di una città su due (49%), mentre solo il 54% dei Comuni sa dare informazioni e ha predisposto procedure d’intervento per aiutare i cittadini che soccorrono animali liberi in difficoltà, come un falco o un gattino feriti. Risposte efficienti si trovano ad esempio, tra i grandi centri, a Napoli, grazie al servizio h24 del pronto soccorso veterinario della Asl NA1, tra le medie città a Modena e tra le piccole a Biella.

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