Bergamo e le corsie preferenziali
Una lunga storia di clamorosi flop

A volte ritornano, sotto mentite spoglie. Ora si chiamano (Pum docet, no non è una parolaccia, ma è l’acronimo di Piano urbano della mobilità, a cui fa seguito il Put, ovvero il Piano urbano del traffico...) «corridoi di qualità per il trasporto pubblico locale lungo gli assi Est e Ovest di penetrazione al centro».

Ma se volete fare prima, chiamatele pure corsie preferenziali, nello specifico lungo le Borgo Palazzo e Broseta. Atb ha annunciato una sperimentazione nella seconda metà dell’anno, e ci sarà da ballare. Nessuna contrarietà, per carità, anzi: nei Paesi europei che lavorano su una mobilità sostenibile nei fatti e non a parole, le corsie preferenziali sono in continua espansione. A Bergamo, secondo uno studio non recentissimo ma molto attuale, la loro estensione complessiva ammonta a chilometri 3 e metri 200. E potremmo anche finirla qui...

Ma la polpetta è di quelle tanto gustose quanto avvelenate, e difatti strada (eufemisticamente) facendo ci ha lasciato la pelle una genia di assessori, senza distinzione tra centrosinistra e centrodestra. O meglio , con una certa qual predilezione per i primi, visto che i secondi hanno sempre evitato a pie’ pari la questione: contrari erano e contrari sono rimasti, semmai esacerbando il sentimento di partenza.

Il centrosinistra invece no, lui alle corsie preferenziali ci ha sempre creduto. Almeno sulla carta. Anno di grazia 1997, quando l’allora Put ne conteneva una marea, tra le quali (oops, guarda un po’ le coincidenze...) una in via Broseta e un’altra in Borgo Palazzo. Solo che il centrosinistra s’incarta e ne fa le spese l’allora assessore Enzo Rodeschini, che passa mano e deleghe a Lucia De Ponti. Che mette tutto nel cassetto e lì vi resta.

Anche perché nel 1999 a Palafrizzoni vince il centrodestra con Cesare Veneziani che conia uno slogan da annali: «A che ti serve l’auto se poi non te le fanno usare?». Così, tanto per capire che aria tira. E quando l’Atb denuncia l’assenza di un adeguato sistema di corsie preferenziali la risposta dell’allora assessore alla Mobilità Marco Pagnoncelli è in linea con il succitato slogan «Le facciamo solo dove servono». Ma preferiamo toglierle, si dimenticò di aggiungere: non a caso, il primo atto del suo successore Enrico Piccinelli fu cancellare quella di via Paleocapa.

Per la sana teoria dell’alternanza, nel 2004 torna il centrosinistra, che per anni 4 e mesi 8 di mandato teorizza (a tratti ciancia...) di corsie preferenziali, e poi a settembre 2008, praticamente sul finale, rileva come «per risolvere l problema del traffico c’è solo un modo, allargare le strade: a Barcellona l’hanno fatto abbattendo le case, qui non credo si possa fare. Le strade sono strutturalmente strette e poco capienti, manca lo spazio fisico anche per le corsie preferenziali». Parole e musica dell’assessore Maddalena Cattaneo.

Normale che nel 2009, con il ritorno del centrodestra, il vicesindaco e assessore Gianfranco Ceci metta decisamente da parte la faccenda, del resto in ossequio ad una precisa impostazione politica. E altrettanto normale che con il ritorno dell’opposta parte politica, la medesima torni sul tavolo, con relativi «corridoi di qualità». Come finirà? Si accettano scommesse.

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