Bossetti scrive ai suoi legali:
«Incastrato da prove surreali»

Mentre si avvicina la data del processo (il 3 luglio) in cui dovrà rispondere dell’omicidio di Yara Gambirasio, Massimo Bossetti dal carcere scrive una lettera di ringraziamento e di incoraggiamento ai suoi avvocati, Claudio Salvagni e Paolo Camporini, e a tutto il pool difensivo.

La missiva è stata letta venerdì sera 22 maggio in tv a «Quarto grado» su Rete 4. «Vi dico grazie per tutto il grandissimo lavoro che state facendo, apprezzo moltissimo tutti i vostri sforzi per riuscire ad ottenere la vera verità su questo interminabile caso». «Credetemi - prosegue Bossetti - state facendo un magnifico lavoro di squadra e da parte mia sono sicuro che prima o poi riuscirete a ottenere una valida risposta e a mettere fine una volta per tutte a questa mia dannata detenzione».

«Credetemi - ribadisce - non so chi fosse Yara, non l’ho mai conosciuta e non riesco a darvi una spiegazione del perché mi trovo in questo schifo, ma una cosa voglio farvi capire e lo griderò sempre da queste fottutissime sbarre e mura, che mi circondano, io in tutto questo non c’entro assolutamente niente, io sono del tutto estraneo a questo maledettissimo omicidio, io non avrei mai potuto commettere una cosa talmente atroce, infamante, perché non ho mai potuto nemmeno per un secondo pensare di fare male a qualcuno, io non avrei mai avuto il coraggio di fare quello che loro (gli inquirenti, ndr) vogliono farvi credere, non è da me».

Bossetti insiste e grida la sua innocenza «non da un giorno ma da ben 313 giorni e non intendo smettere, la mia coscienza è pulitissima, sono stato incastrato da prove che per me ancora oggi sono altamente surreali e per questo vi chiedo di non tralasciare proprio niente, perché anch’io chiedo giustizia come i genitori della povera Yara. Non è giusto pagare per qualcuno che in verità ha commesso questo tragico delitto, facendola franca».

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