Bossetti, una telefonata da Chignolo
L’ipotesi: tornò sul luogo del delitto

Lunedì 6 dicembre 2010. Yara è sparita da dieci giorni, in cella c’è Mohammed Fikri, l’operaio marocchino arrestato due giorni prima mentre viaggiava verso il Marocco sul traghetto Genova-Tangeri. Non è una data qualunque per gli inquirenti

Lunedì 6 dicembre 2010. Yara è sparita da dieci giorni, in cella c’è Mohammed Fikri, l’operaio marocchino arrestato due giorni prima mentre viaggiava verso il Marocco sul traghetto Genova-Tangeri. Non è una data qualunque per gli inquirenti, perché Massimo Bossetti, 43 anni, il muratore di Mapello fermato con l’accusa di essere l’assassino della tredicenne, quel giorno risulta a Chignolo dopo le 18.

Agli investigatori che stanno controllando i tabulati telefonici per risalire ai movimenti e al traffico del suo cellulare in questi tre anni e sette mesi, balza agli occhi che l’apparecchio del presunto omicida è agganciato alla cella di Chignolo. Dal 26 novembre 2010, giorno in cui Yara fu rapita, questo è il primo contatto in ordine di tempo dell’utenza di Bossetti con la cella che copre anche la zona di via Bedeschi, quella del campo in cui fu ritrovato il corpo della ragazzina.

Ma che ci faceva Bossetti dopo le 18 di quel 6 dicembre a Chignolo? Lui dice che in quel paese aveva due punti di riferimento: il bar-pizzeria-tabaccheria «Mari e Monti» per una birra o le sigarette, e la ditta «Edil Bonacina» dove si riforniva di materiale per il lavoro. È compatibile l’alibi? Teoricamente sì. Tra gli investigatori circola però il sospetto che quella sera Bossetti possa aver raggiunto proprio il campo dove era stata abbandonata Yara. Per fare che? Per controllare, col favore del buio - è il ragionamento dei detective -, se era tutto come prima.

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 30 giugno

© RIPRODUZIONE RISERVATA