Calolzio, le zone rosse «anti-migranti»
Il sindaco Ghezzi: nessuna limitazione

Il primo cittadino risponde al presidio organizzato dall’opposizione: «Meglio consentire di posizionare la struttura dei richiedenti asilo presso la stazione ferroviaria, rischiando che le forme di degrado già presenti siano attribuite dai cittadini a questi ultimi, oppure collocarla in un luogo diverso, meno problematico? Si favorisce l’integrazione nel primo caso o nel secondo?».

Tiene banco il caso del regolamento del Comune di Calolziocorte che stabilisce per le strutture di accoglienza dei migranti delle «zone rosse» (dove queste attività sono vietate) e «zone blu» (dove invece sono consentite). Dopo la manifestazione di sabato 13 aprile contro il provvedimento, che ha visto partecipare circa 200 persone al presidio silenzioso organizzato dal gruppo di opposizione «Cittadini uniti per Calolziocorte», interviene il sindaco Marco Ghezzi.

«Nessuna limitazione personale per i richiedenti asilo e tantomeno per gli stranieri in genere. La prima domanda che ci siamo fatti è: “Meglio consentire di posizionare la struttura dei richiedenti asilo presso la stazione ferroviaria, rischiando che le forme di degrado già presenti siano attribuite dai cittadini a questi ultimi, oppure collocarla in un luogo diverso, meno problematico? Si favorisce l’integrazione nel primo caso o nel secondo? E ancora, il Comune ha il diritto di avere un minimo di controllo sul rispetto di tutte le norme abitative e igienico-sanitarie da parte del gestore privato della struttura d’accoglienza? Il sindaco può verificare l’idoneità della stessa al fine di prevenire forme di sfruttamento? A noi sembravano motivazioni di buonsenso e non dettate dal pregiudizio».

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