Capannoni svuotati dalla crisi
A Orio al Serio riempiti dalle auto

C’erano aziende, in fila, una dopo l’altra, che aspettavano con impazienza agosto, e il Ferragosto, per chiudere. Per tirare finalmente il fiato, dopo tanto lavoro. Poi le cose, però, sono cambiate: c’è chi, bene che gli è andata, ha ridotto la produzione.

C’erano aziende, in fila, una dopo l’altra, che aspettavano con impazienza agosto, e il Ferragosto, per chiudere. Per tirare finalmente il fiato, dopo tanto lavoro. Poi le cose, però, sono cambiate: c’è chi, bene che gli è andata, ha ridotto la produzione. Chi, invece, ha chiuso del tutto.

Ma la distesa di capannoni e fabbricati, crisi o non crisi, è rimasta. Così, al posto dei tir che ritiravano la merce o delle auto dei dipendenti, ora magazzini e piazzali sono invasi dalle macchine di chi va in vacanza. Già, perché intorno all’aeroporto di Orio al Serio c’è un business che non conosce recessione, specialmente nei mesi estivi: quello dei parcheggi che servono lo scalo.

Oltre ai posteggi de «il Caravaggio», che entro Natale dovrebbero salire di 1500 unità, i luoghi in cui si può lasciare la propria vettura prima di imbarcarsi per il volo sono 12 e toccano cinque comuni (Azzano San Paolo, Bergamo, Grassobbio, Orio e Seriate). In pratica orbitano, come satelliti, intono alle piste di decollo e atterraggio. I posti auto, quelli autorizzati dai vari uffici comunali, sono 5400. Ovviamente non sono tutti coperti. Anzi: alcuni parcheggi hanno quasi solo piazzole a cielo aperto.

Con i mesi estivi, l’incasso è decisamente consistente (ad agosto il fatturato supera il milione di euro). Anche perché i viaggiatori che scelgono Orio, si sa, sono in crescita (grazie, specialmente, ai voli della compagnia low cost Ryanair). Di più: sono così in crescita che le strutture da cui partirono i parcheggiatori, per la loro attività, ora non bastano. Il limite di posti disponibile viene raggiunto e, in un colpo, superato.

Così diventa necessario allargarsi, occupare quei capannoni a cui la crisi economica ha tagliato le gambe e che, se non sono del tutto vuoti, lo sono per una parte dell’anno. Contare le imprese che hanno chiesto al proprio comune di trasformare l’ambito dell’azienda, cioè da area produttiva a commerciale (per ospitare le vetture, dietro pagamento di un affitto), non è facile. Sembra che a Grassobbio ce ne sia solo una (con una concessione per una cinquantina di posti auto, in via Padre Elzi), così come a Seriate (la Damasco s.r.l, la cui attività dovrebbe essere ferma). Ad Azzano San Paolo ne abbiamo accertate sei, ma potrebbero essere di più (le ditte Bolis e Zilio, in via Emilia, l’impresa edile Forlani, in via Liguria, l’Imetec in via Piemonte e Gotti e Armanni sulla Cremasca).

Leggi di più su L’Eco di Bergamo del 15 agosto 2014

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