Caprioli feriti dalle falciatrici

I piccoli rischiano la vita

Quando arrivano al Centro recupero animali selvatici dell’Oasi del Wwf di Valpredina sono spesso feriti gravemente, con le zampe tagliate dalle lame delle falciatrici.È ormai un fenomeno che si ripete ogni anno, che per i piccoli caprioli si trasforma in un rischio per la propria vita.

Quando arrivano al Centro recupero animali selvatici dell’Oasi del Wwf di Valpredina sono spesso feriti gravemente, con le zampe tagliate dalle lame delle falciatrici.

È ormai un fenomeno che si ripete ogni anno nei mesi in cui si inizia lo sfalcio dei prati, che per i piccoli caprioli si trasforma in un rischio per la propria vita. Eppure basterebbero pochi e semplici accorgimenti per evitare danni agli animali.


«In due giorni sono già arrivati tre esemplari di piccoli da Clanezzo, Brembilla e Gazzaniga con ferite da taglio o con gli arti amputati – spiega Enzo Mauri, direttore della Riserva Naturale Sic Valpredina-Misma –. Questi animali appena nati, nel loro primo mese di vita non sono in grado di fuggire in caso di pericolo o disturbo. Rimangono immobili nell’erba alta, in aree a prato poste ai margini del bosco».

Così accade che davanti a un mezzo meccanico, accucciati a terra, appaiano invisibili fino a quando è troppo tardi. A chi inavvertitamente li colpisce spesso non rimane altro da fare che raccogliere l’animale o chiamare la polizia provinciale perché venga soccorso e portato al Cras, dove si tenta di ristabilire le sue condizioni, se le ferite non sono troppo gravi. Che cosa si può fare? «È sufficiente – illustra Mauri - che il giorno prima dello sfalcio vengano posizionate, ai lati dell’area da sfalciare, alcune strisce colorate che la madre avverta come pericolo, mantenendosi fuori dall’area. Se non si ha tempo di prevedere in anticipo lo sfalcio basta iniziare dal centro del prato verso l’esterno, in questo modo gli animali avranno la possibilità di mettersi in salvo scappando verso il bosco. Oppure si può porre su alcune bacchette delle catenelle che cadano davanti alla lama e possano quindi spaventare il capriolo mettendolo in fuga. Sono indicazioni normalmente seguite in zone come l’Alto Adige dove gli ungulati vengono tutelati maggiormente, anche perché risorsa economica».

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