Carnate, sospesi macchinista e capotreno
Indagini, treno abbandonato senza freno

Senza guida ha finito la sua corsa dopo 10 km perché instradato, per evitare il peggio, verso un binario tronco della stazione di Carnate, dove si è accartocciato. Sospesi macchinista e capotreno.

Lasciato come una «macchina in folle in discesa senza il freno a mano tirato». Così chi sta seguendo le indagini sul deragliamento di un treno regionale, avvenuto giovedì 19 agosto a Carnate (Monza), descrive la condizione in cui il convoglio è stato abbandonato dal capotreno e dal macchinista, scesi per una pausa al bar e che poi hanno provato a rincorrerlo, mentre quello era partito per una leggera pendenza del binario.

Senza guida ha finito la sua corsa dopo 10 km perché instradato, per evitare il peggio, verso un binario tronco della stazione di Carnate, dove si è accartocciato. Uno strano incidente che poteva diventare tragedia, come lo sono stati di recente i disastri ferroviari di Pioltello e Lodi, ma che ha causato per fortuna solo un ferito lieve, l’unico passeggero a bordo.

Giovedì 20 agosto i due dipendenti di Trenord sono stati sospesi «cautelativamente» dalla società, che gestisce il trasporto ferroviario regionale e che ha offerto loro anche «un servizio di supporto psicologico». L’azienda si è «messa a disposizione - ha precisato - e collabora attivamente con gli inquirenti e con la magistratura, fornendo tutte le informazioni necessarie all’indagine, a partire dalla “scatola nera” della locomotiva, attualmente sotto sequestro».

Il fascicolo, aperto dal procuratore di Monza Claudio Gittardi e dal pm Michele Trianni per disastro ferroviario colposo, è ancora a carico di ignoti. Logica vuole che i primi nomi ad essere iscritti nel registro degli indagati saranno quelli dei due lavoratori di Trenord. Il Nucleo operativo incidenti ferroviari della Polfer ha già depositato una prima informativa e sta lavorando ad una relazione più completa, acquisendo tutti i dati tecnici. La certezza è che quando macchinista e capotreno sono scesi per la pausa a Paderno d’Adda (Lecco), da cui il treno sarebbe dovuto partire alle 12.22, il freno non era stato azionato e il convoglio non era quindi «disabilitato».

Una colpevole dimenticanza pare, anche se si sta verificando comunque se possa essersi trattato di un problema tecnico. Le indagini si stanno concentrando anche sui doveri di sorveglianza sul convoglio che spettano al capotreno: non può abbandonarlo, è stato riferito, e men che meno lasciarlo abilitato a muoversi, senza freno. Il capotreno è stato ascoltato dagli investigatori già mercoledì, mentre il macchinista era in stato di choc e quindi l’audizione è slittata.

È stato escluso, tra l’altro, che il convoglio, non di ultima generazione e anzi definito «vecchio», potesse avere a disposizione un sistema frenante di emergenza da attivare da remoto. Nell’inchiesta, dunque, non mancheranno le verifiche anche sul fronte dei sistemi di sicurezza che, se ci fossero stati, avrebbero potuto correggere l’errore umano.

Intanto, giovedì mattina la circolazione sulla linea Milano-Monza-Lecco, è stata riattivata. Le attività di rimozione del treno hanno consentito ai tecnici di Rete Ferroviaria Italiana di verificare l’integrità dell’infrastruttura. È proseguito, invece, il servizio sostitutivo con bus nella tratta Carnate-Paderno.

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