Case invendute in Bergamasca
Ogni mille 19 sono vuote

Case invendute, una ferita per il territorio bergamasco: sono 11.800 (19,1 ogni mille) le abitazioni in attesa di compratore nella nostra provincia. La stragrande maggioranza sono abitazioni usate, relativamente poche quelle nuove.

A pesare, la svalutazione del mercato del «vecchio-nuovo» e l’ipertassazione sugli immobili. E per gli esperti la parola d’ordine è «riuso: nei prossimi anni più ristrutturazioni e riqualificazioni rispetto a nuove edificazioni».

Questi gli ultimi scenari del mercato immobiliare nella Bergamasca, secondo i dati elaborati da Scenari immobiliari: in particolare, sul totale di 11.800 case in vendita nella Bergamasca, 2.250 sono nuove e 9.550 usate. Sul numero complessivo di case in vendita nella provincia di Bergamo, quindi, il 19% è di nuova costruzione: un dato inferiore alla media italiana dove, su 540 mila abitazioni in vendita, il 26% è nuovo.

Dati però messi parzialmente in discussione da Gianfederico Belotti, direttore di Case & terreni: «Queste elaborazioni non tengono conto delle case nuove invendute da 3-4 anni, la cui edificazione è stata fatta quando non c’era la normativa sulla classe energetica. La maggior parte di queste abitazioni è in classe C: noi le chiamiamo il “vecchio-nuovo” che significa che sono abitazioni teoricamente nuove, ma già vecchie per l’attuale mercato immobiliare. Chi compra cerca case in classe A, mentre le case vecchie-nuove sono ormai quasi svendute o comunque proposte sottocosto, anche perché sono state edificate prima del 2007, quando il prezzo delle aree edificabili era alle stelle: basti pensare ai casi delle frazioni di Dalmine o ad alcuni centri della Bassa, come Romano di Lombardia, dove ci sono ben 600 case nuove invendute».

Il mercato immobiliare sembra dunque orientato verso le ristrutturazioni, in particolare nell’hinterland cittadino, dato anche il consumo di suolo ingente avvenuto negli ultimi anni. «Confermo. In tutta Italia, Bergamo compresa, il 70% delle abitazioni ha bisogno di interventi di riqualificazione, se non di restauro vero e proprio – aggiunge Belotti –. Per quanto riguarda la città, vi sono alcune aree dismesse situate in posizione strategica (ex Ismes, Reggiani, Gres, solo per citarne alcune), ma che in questo periodo non trovano operatori disposti ad accollarsi un intervento oneroso».

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