Firme false, Rossi patteggia
Ma i grillini: «Deve dimettersi»

Ha patteggiato 6 mesi (con pena sospesa) Matteo Rossi, attuale presidente della Provincia, nel processo che lo vedeva coinvolto nella vicenda delle firme false per le elezioni regionali del 2010. Non scatta la «legge Severino».

A giugno dell’anno scorso Matteo Rossi era stato prosciolto perché il gup aveva giudicato il reato estinto per prescrizione, la Cassazione però ha dato ragione al pm che aveva presentato ricorso proprio sui termini di prescrizione.

Davanti al gup Ciro Iacomino, Rossi – assistito dall’avvocato Roberto Bruni – ha quindi patteggiato 6 mesi con la condizionale. La pena non rientra nell’ambito di applicabilità della legge Severino, che prevede l’incandidabilità e decadenza degli amministratori locali condannati.

«Ero sereno prima e lo sono anche ora – ha dichiarato Rossi – ho sempre agito in buona fede».

I fatti contestati risalgono al gennaio 2010, quando Rossi era impegnato nella raccolta firme per la presentazione delle liste per le Regionali di marzo. Rossi fu accusato di aver autenticato le firme di due defunti: una donna del 1943 scomparsa due mesi prima e un uomo morto nel maggio 1992, a 62 anni. I due risultavano tra i sostenitori a Seriate del Partito Pensionati, che in quell’occasione era apparentato con il Centrosinistra. Ecco perché fu Rossi, del Pd, a certificarne l’autenticità.

Tra le 88 sottoscrizioni a favore del Partito Pensionati che erano piovute sulle scrivanie dell’ufficio elettorale seriatese c’erano anche quelle dei due defunti. C’erano poi tre carte di identità con matricola non corrispondente a quella registrata all’anagrafe, una signora non iscritta alle liste elettorali di Seriate e una giovane che ha poi disconosciuto il proprio autografo.

Ma il Movimento 5 Stelle non ci sta: «La vicenda è tutt’altro che chiusa e la serenità del presidente della Provincia non è un sentimento condiviso dai bergamaschi che hanno un presidente che ha patteggiato per una oscura vicenda di firme false raccolte nel 2010. Il patteggiamento, più che fare chiarezza sulla sua posizione, non fa che ingarbugliare la questione. Rossi deve dimettersi, chi amministra il pubblico deve essere al di sopra di ogni sospetto e in questa vicenda di firme false il presidente della Provincia, a nostro modo di vedere, non ha i requisiti per rivestire un incarico così rilevante nella gestione del territorio bergamasco».

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