Che splendido Natale, a 8 mesi
dall’incidente Guido torna a casa

Il 6 aprile, a Cene, Guido Vanelli sta rientrando in sella alla sua bicicletta a Clusone, dove vive. Prende una buca e viene scaraventato contro un cancello, procurandosi una frattura cervicale. Da allora è su una sedia a rotelle.

Il 6 aprile, a Cene, Guido Vanelli sta rientrando in sella alla sua bicicletta a Clusone, dove vive. Prende una buca e viene scaraventato contro un cancello, procurandosi una frattura cervicale. Da allora è su una sedia a rotelle. Dopo 18 giorni di terapia intensiva, il ricovero al centro riabilitativo di Mozzo, da dove presto uscirà, per tornare a casa. Ma una nuova: gliel’hanno preparata i suoi amici del Comitato «Tutti per Guido», nato per sostenerlo nella sua ripresa. Innumerevoli le iniziative organizzate per raccogliere fondi: raviolate in piazza, sottoscrizioni a premi e, di recente, i lavori al suo nuovo appartamento. Guido ci è già entrato.

Tutti per Guido e non soltanto per dire. Dalle parti di Clusone questo slogan diventato l’estate scorsa un Comitato vuol dire immense tavolate disposte nel centro della cittadina baradella e presto piene di gente. Sottoscrizioni a premi, raviolate e angurie volate via come non mai. Secchi di pittura bianca lavabile per imbiancare l’appartamento da cui pronti, si ricomincia. «Tutti per Guido» è tutto per Guido Vanelli, 50 anni di Clusone, pizzaiolo che la sua pizzeria d’asporto l’ha dovuta vendere. Sportivo fino al midollo che dal 6 aprile scorso ha dovuto dire stop: cade in una buca a Cene con la sua bicicletta, frattura cervicale e quindi di sport non se ne parla. «Per ora», dice convinto lui, tempra da parà della Folgore.

La sua storia ha mobilitato un piccolo esercito di persone. Amici soprattutto, ex clienti della pizzeria e associazioni sportive, in primis il Gruppo sportivo Fiorine dove fino a pochi giorni prima dell’incidente allenava i piccoli portieri. La grande macchina della solidarietà roda presto il motore e all’inizio dell’estate nasce il Comitato «Tutti per Guido». Da allora è un susseguirsi di eventi, aggregativi soprattutto, che hanno per protagonista lui, ma lui non c’è mai. È alla Casa degli angeli di Mozzo, il centro riabilitativo del Papa Giovanni XXIII che dall’aprile scorso è diventato la sua casa, dopo 18 giorni in terapia intensiva dopo l’operazione.

La sua casa, ma provvisoria. Quella vera, nuova, gliel’hanno preparata gli amici del comitato, grazie ai fondi raccolti finora. Si trova poco distante da dove Guido ha abitato finora, sempre alle Fiorine, «vicino al bar e alla chiesa» precisa Massimo Percassi che è il presidente del comitato. Per sistemare l’appartamento che si trova al primo piano, «condizione necessaria: ora rampe e scale sono un problema», si sono organizzati una quindicina di amici. Chi di mestiere fa l’imbianchino ha continuato a farlo e gli altri via di cazzuola e metro. «Grazie alle indicazioni dei tecnici messi a disposizione dal centro di Mozzo – aggiunge Percassi –, abbiamo rifatto il bagno adatto a Guido e, dopo aver ritinteggiato tutto, è stata montata la nuova cucina». L’appartamento è in affitto e il comitato si preoccuperà di pagare i primi mesi.

Nel «pacchetto completo» della gratuità è compreso il trasloco, una carrozzella ultraleggera realizzata su misura e, dono di un privato, una Lancia Musa con il lato passeggero adatta a disabili. Quando un sedile girevole ti cambia la vita. «Poi altre piccole cose che però è giusto dire, per far capire a chi ha deciso di aiutarci in questo progetto che ogni euro è stato speso per aiutare Guido» E cita i buoni spesa o carburante, «utili a Stefania che fa su e giù a Mozzo per raggiungere il marito».

Non per molto, però. Ed è una grande gioia. «Presto lo dimetteranno – annuncia con un sorriso grande così la moglie Stefania –: vado a prenderlo la vigilia di Natale. Continuerà a fare fisioterapia ambulatorialmente, ma si torna a casa. Certo non ci torna come sperava, perché Guido ha sempre detto che avrebbe rivisto Clusone sulle sue gambe, però è lo stesso una grande gioia. Incominceremo una vita nuova – aggiunge commossa –: nonostante tutto è sempre vita. Io sono comunque convinta che ce la faremo, e bene». Stefania dice di sentirsi pronta: ha visto e le hanno insegnato tutti gli accorgimenti per rendere più facile il trantran quotidiano di suo marito. E poi casa è sempre casa, anche se è nuova.

La prova generale di questa sua seconda vita, Guido l’ha fatta sabato e domenica scorsi.

Ha lasciato Mozzo per 22 ore di «permesso premio», tutto da vedere se elargito a lui o allo squadrone di supporter che nel frattempo gli hanno preparato un bel po’ di sorprese. A partire dall’appartamento dove, però, il comitato non ha voluto fare invasione di campo, lasciando che Guido assaporasse questa nuova emozione insieme alla moglie e ai figli Simone e Corinne.

Nella strada da Mozzo a Clusone, una tappa importante. «Prima di tornare, mi ha chiesto di passare davanti al cancello dove s’è fatto male, a Cene. Me l’ha chiesto lui, voleva proprio – racconta Stefania –. Ho rallentato proprio lì, davanti alla buca di quel giorno. Lui non ha detto niente, si è emozionato». E poi di nuovo emozione, su alle Fiorine. Varcata la porta del nuovo appartamento, alla sorpresa di ritrovarsi in un luogo del tutto nuovo s’è aggiunta un’altra: un altro segno che il filo che lega Guido al suo nido non s’era mai rotto. «Appena siamo entrati, il nostro cane gli è saltato addosso. Non pensavo: l’avevamo preso da poco, quando Guido ha avuto l’incidente: l’aveva visto non troppe volte. Invece l’ha riconosciuto subito e gli ha fatto le feste».Scodinzola, è pronto a uscire e non certo da solo.

Marta Todeschini

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