Cinghiali anche in alpeggio
«Un pericolo per chi alleva»

Si allarga la zona di diffusione dei cinghiali. Questi animali non autoctoni, più grandi e voraci della norma perché incrociati con maiali, e introdotti nell’area della Val Cavallina, hanno lasciato inconfondibili tracce del loro passaggio tra i pascoli appena sotto il Monte Pora.

Si allarga la zona di diffusione dei cinghiali. Questi animali non autoctoni, più grandi e voraci della norma perché incrociati con maiali, e introdotti nell’area della Val Cavallina negli anni scorsi, hanno lasciato inconfondibili tracce del loro passaggio tra i pascoli appena sotto il Monte Pora.

I prati dell’alpeggio di Val Mezzana, nel territorio del Comune di Songavazzo, sono stati infatti danneggiati da questi prolifici animali. Secondo le stime del Consorzio Forestale della Presolana si parla di un ettaro e mezzo saccheggiato dai cinghiali, che per arrivare alle radici di cui vanno ghiotti hanno rovistato in profondità nel terreno. Lasciando «ferite» che in zone di montagna non sono certo facili da curare.

«Un conto è fresare, concimare e riseminare nel fondo valle - spiega il sindaco di Songavazzo, Giuliano Covelli - dove i campi pianeggianti si prestano alla lavorazione. In montagna invece non sempre si possono effettuare interventi di questo tipo. I pendii scoscesi e le località impervie da raggiungere non favoriscono queste operazioni».

E la terra nuda al sole comporta problemi anche di natura economica. «Si rischia di sottrarre spazio all’allevamento - continua il primo cittadino -. L’estate prossima l’alpeggiatore è probabile che possa trovarsi costretto a lasciare a valle un paio di capi, disponendo di un ettaro e mezzo in meno per le proprie bestie».

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