Conti lievitati con il nuovo Isee
Dovrebbero intervenire i Comuni

È attivo dal primo gennaio il nuovo Isee, l’indice di ricchezza (o povertà) rivisto con il decreto Salva Italia. E i primi effetti sulle tasche dei contribuenti si iniziano a vedere, uno su tutti: quello sulla compartecipazione dei costi tra cittadini ed enti erogatori del servizio che, allo stato attuale, è più alta di prima.

In sintesi, con il nuovo Isee (Indicatore della situazione economica equivalente) e senza un adeguamento dei regolamenti comunali, i cittadini stanno pagando di più e, con buona probabilità, continueranno a farlo.

Il peso dato ai nuovi valori, in primis sulla situazione patrimoniale, incide profondamente sulla nostra realtà provinciale, che dai primi riscontri, vede le famiglie con un indice Isee mediamente più alto (tre i fattori utili al calcolo: il reddito dei componenti del nucleo familiare, il loro patrimonio, valorizzato al 20%, e una scala di equivalenza che tiene conto della composizione del nucleo e delle sue caratteristiche).

La casa di proprietà, che a Bergamo è una realtà per oltre l’80% dei cittadini, assume un peso diverso, perché si considera il valore degli immobili rivalutato ai fini Imu invece che Ici (che ha gonfiato del 60% il valore fiscale delle case).

Per i Comuni vige l’obbligo di rivedere i regolamenti che definiscono le quote di compartecipazione dei costi. Le opzioni sono due: o si sobbarcano quello che i cittadini si trovano a pagare in più con il nuovo Isee (mantenendo le condizioni attuali per il contribuente) o questo «plus» lo ridistribuiscono sui cittadini ma con scale diverse. Per la maggior parte dei casi e almeno a Bergamo (non è escluso che in altre realtà, con una diversa compagine sociale, stia succedendo il contrario), i cittadini stanno pagando di più.

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