Gori: «Alleanza tra Comuni e parrocchie
Si deve uscire dall’emergenza profughi»

Un’alleanza tra Comuni e parrocchie per far partire la «fase 2» dell’accoglienza dei profughi. Quella che permetterà di svuotare le strutture medio-grandi che finora hanno ospitato i 1.300 rifugiati presenti nella nostra provincia.

Il sindaco Giorgio Gori parla di «prospettiva necessaria» per mettere in pratica «l’accoglienza diffusa» con la distribuzione su tutto il territorio di piccoli gruppi di richiedenti asilo. Il vescovo monsignor Francesco Beschi venerdì 16 nel suo intervento alla Casa del giovane, ha denunciato «l’assenza, la latitanza e la resistenza» della maggioranza degli enti locali nell’accoglienza dei rifugiati. C’era anche Gori al seminario promosso dalla Caritas sul tema «Comunità cristiane e accoglienza dei richiedenti asilo».

«Il vescovo ha detto una cosa vera, la fatica, la responsabilità di questa prima fase, è finita principalmente sulle spalle della Chiesa - spiega il sindaco -. Solo alcuni Comuni hanno fatto la loro parte, noi per quanto possibile abbiamo messo a disposizione le nostre strutture. Ora stiamo cercando di raccogliere la più ampia disponibilità possibile da parte dei Comuni attorno a questo progetto di accoglienza diffusa».

Il progetto, gestito dal coordinamento degli enti locali per la pace, permetterà così di superare la «fase 1», quella della risposta immediata all’emergenza, della ricerca «non sempre facile» e spesso «affannosa», secondo Gori, di spazi di prima accoglienza per i profughi. Il primo cittadino guarda avanti, ma si toglie prima un sassolino dalla scarpa. «L’assenza più vistosa in questi mesi - attacca - non è stata tanto quella dei Comuni, alcuni molto piccoli e spaventati dalla prospettiva, ma quella della Regione».

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