I rifiuti illeciti sotto la Brebemi
Oldrati: «Tutto un grosso equivoco»

L’inchiesta per presunto traffico illecito di rifiuti nel sottofondo stradale della Brebemi «è tutta un grosso equivoco». E per quanto riguarda la discarica di amianto del gruppo Locatelli a Cappella Cantone «io mi sono adoperato soltanto per fare il mio mestiere». Lo dice Andrea David Oldrati, architetto.

L’inchiesta per presunto traffico illecito di rifiuti nel sottofondo stradale della Brebemi «è tutta un grosso equivoco». E per quanto riguarda la discarica di amianto del gruppo Locatelli a Cappella Cantone «io mi sono adoperato soltanto per fare il mio mestiere: Locatelli aveva diritto a ottenere quell’autorizzazione, per questo andavo in Regione a chiedere a che punto fosse l’iter. Mi dite dove sta il reato?». È diretto e deciso Andrea David Oldrati, architetto.

Oldrati era il consulente ambientale di Pierluca Locatelli, e come lui finì in cella il 30 novembre dl 2011, accusato di traffico illecito di rifiuti. Il 7 maggio è iniziato il processo, ma l’architetto - che si è sempre dichiarato innocente e si è detto pronto a dimostralo in aula – provato da questi due anni e mezzo sotto inchiesta e dalla pur breve esperienza carceraria, ha una gran voglia di raccontarsi.

Architetto Oldrati, quanto tempo è stato in carcere?

Dal 30 novembre 2011 al 4 gennaio 2012. Poi i domiciliari e 6 mesi di libertà vigilata.

Lei non aveva mai avuto a che fare con la giustizia. Come ha vissuto il momento dell’arresto?

È stato traumatico. Alle 5,40 del mattino di quel maledetto 30 novembre 2011 si sono presentati a casa mia 6 carabinieri. Non mi hanno svegliato loro: sono abituato ad alzarmi presto per preparare la colazione alle mie tre figlie. Mi hanno ispezionato il cellulare. Mi hanno detto: chiami subito il suo avvocato. È stato uno choc, non avevo avuto alcuna avvisaglia nei giorni precedenti di quello che mi sarebbe successo.

E l’esperienza in carcere?

I primi giorni sono stati di sconcerto assoluto, poi ho cominciato a capire le questioni e a riflettere. Devo ringraziare una persona, che ho avuto la fortuna di incontrare dietro le sbarre.

Chi?

Don Fausto Resmini (il cappellano della casa circondariale di via Gleno, ndr). Che a dispetto della bassa statura, è davvero un gigante.

Leggi l’intervista integrale su L’Eco di Bergamo dell’8 giugno 2014

© RIPRODUZIONE RISERVATA