Il monito di Mattarella all’Unione europea «Intervenga prima che sia troppo tardi»

Per la seconda volta dall’inizio dell’emergenza il presidente Sergio Mattarella parla alla nazione.

L’Europa intervenga prima che sia troppo tardi, tutti comprendano la gravità della minaccia del coronavirus. Per la seconda volta dall’inizio dell’emergenza il presidente Sergio Mattarella parla alla nazione nella serata di venerdì 27 marzo. E, dopo la fumata nera al Consiglio europeo, dal Quirinale arriva un monito a tutti i Paesi membri dell’Ue: «Serve un’azione comune e concreta». Mattarella non nasconde che l’Italia stia vivendo «una pagina triste» della sua storia. Invita, nuovamente, maggioranza, opposizioni, parti sociali e enti locali all’unità. E dà anche un messaggio di speranza: «iniziamo a pensare al dopo emergenza, nella ricostruzione il popolo italiano ha sempre saputo dare il meglio di sè».

Il capo dello Stato torna inoltre a chiedere agli italiani di rispettare «con scrupolo» le misure restrittive messe in atto dal governo. «Misure rigorose ma indispensabili», prese «con norme di legge, quindi sottoposte all’approvazione del Parlamento», precisa il presidente della Repubblica forse con un riferimento implicito alle polemiche sui numerosi Dpcm emanati in merito alle restrizioni. «Il mondo ammira il nostro senso di responsabilità, la risposta collettiva del popolo italiano», sottolinea Mattarella scegliendo di soffermarsi «sulla generosa solidarietà che attraversa l’Italia» segnata dall’emergenza. E riservando la «riconoscenza della Repubblica» a chi sta “fronteggiando la malattia con instancabile abnegazione».

E’ l’Europa uno dei punti chiave dell’intervento del capo dello Stato. «La Bce e la Commissione hanno assunto importanti e positive decisioni, sostenute dal Parlamento Europeo. Non lo ha ancora fatto il Consiglio dei capi dei governi nazionali. Ci si attende che questo avvenga concretamente nei prossimi giorni», sottolinea Mattarella. Parole che arrivano mentre, a Palazzo Chigi, si studia già il piano B, «antifalchi Ue», per il decreto aprile con cui tentare il rilancio dell’economia. Il premier Giuseppe Conte ha deciso di accelerare e punta a concretizzare il provvedimento nei primissimi giorni di aprile. Una parte delle risorse verrà comunque dall’Ue (fondi per l’emergenza, come alcuni miliardi che l’Italia avrebbe dovuto restituire a Bruxelles e, con l’ok della commissione non lo farà).

Una parte sarà erogata facendo altro deficit, come ha spiegato anche Roberto Gualtieri alle opposizioni, e facendo votare al parlamento un nuovo scostamento di bilancio. Allo stesso tempo il premier ritiene che assicurare liquidità per famiglie e imprese in tempi brevissimi sia di assoluta necessità: da qui il pressing per un piano che con garanzie dello Stato assicuri prestiti a medio e lungo termine consentendo l’erogazione di denaro fresco a imprese famiglie. E, il ruolo di garante di “ultima istanza», potrebbe essere riservato a Cassa Depositi e Prestiti.

Di certo, per il governo italiano, i 14 giorni che l’Europa si è data per organizzare una proposta comune sono troppi.

Conte, in ogni caso, non farà mancare il suo pressing e la voce delle richieste del governo sarà quella del titolare del Mef Roberto Gualtieri, visto che a organizzare una proposta comune sarà l’Eurogruppo. La sensazione è che un compromesso alla fine potrebbe essere trovato. Ma c’è un rischio: l’utilizzo del Mes, unico strumento sul quale i falchi Ue hanno dato piena disponbilità. Strumento che, tuttavia, contiene condizionalità ritenute inaccettabili non solo dall’opposizione, ma anche dal M5s e da buona parte del governo.

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