Il Rosario e la supplica a Papa Paolo VI
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Alle 21 da Brescia, terra anche lei ferita, il Rosario e la supplica al Santo Papa Paolo VI dal Santuario della Madonna delle Grazie dove nel 1920, cento anni fa, celebrò la sua prima Messa.

«Oggi ci siamo dati appuntamento, tutti i cristiani del mondo, per pregare insieme il Padre Nostro, la preghiera che Gesù ci ha insegnato». Lo ha detto Papa Francesco introducendo, dalla Sala della Biblioteca del Palazzo apostolico, la preghiera del Padre Nostro in contemporanea con i leader e i fedeli di tutte le Chiese e Comunità cristiane nella mattinata di mercoledì 25 marzo.

«Come figli fiduciosi ci rivolgiamo al Padre - ha affermato -. Lo facciamo tutti i giorni, più volte al giorno; ma in questo momento vogliamo implorare misericordia per l’umanità duramente provata dalla pandemia di Coronavirus. E lo facciamo insieme, cristiani di ogni Chiesa e Comunità, di ogni tradizione, di ogni età, lingua e nazione».

«Preghiamo per i malati e le loro famiglie - ha aggiunto il Pontefice -; per gli operatori sanitari e quanti li aiutano; per le autorità, le forze dell’ordine e i volontari; per i ministri delle nostre comunità».

Ancora oggi, in questa festa liturgica che è annuncio di primavera di speranza e di vita nuova gravida di Dio, BergamoTV unita a TV2000 proporrà alle 21, da Brescia, terra anche lei ferita, il Rosario e la supplica al Santo Papa Paolo VI dal Santuario della Madonna delle Grazie dove nel 1920, cento anni fa, celebrò la sua prima Messa.

Nel momento in cui per proteggerci dal coronavirus dobbiamo tenere le distanze e per tutelarci dobbiamo rimanere isolati, i mezzi di comunicazione permettono la vicinanza e la preghiera fa percepire l’unione. Proprio per questo, attraverso BergamoTV, il nostro Vescovo ci ha invitato a ritrovarci mercoledì 25 marzo, nel pomeriggio, uniti a distanza, nella preghiera del Santo Rosario.

Come pellegrino, a nome di tutti, Mons. Francesco si è inginocchiato nel Santuario della Madonna dei Campi di Stezzano. Oltre che luogo caro alla devozione dei Bergamaschi, raccoglie due particolari significati. Sopra l’altare domina l’immagine dell’annunciazione, che la Chiesa celebra oggi. È la memoria del concepimento di Gesù a nove mesi dal Natale, del suo farsi uomo come noi, per noi, in mezzo a noi. Abbiamo bisogno di sentire che Dio ci è vicino, anzi che ha assunto il nostro dolore su di sé. Abbiamo bisogno di sentire rivolte a noi le parole dell’angelo a Maria: «Non temere! non avere paura! il Signore è con te!».

Una seconda suggestione ce l’ha consegnata la particolarità dell’antica immagine qui venerata: Maria ha un abito scuro, insolito, che al tempo dell’apparizione venne interpretato come simbolo della sua tristezza per l’umanità, ha in mano un libro e gli occhi rivolti al cielo. Da qui il bellissimo nome che la contraddistingue: «Nostra Signora della Preghiera». Vi era particolarmente affezionato il Santo Papa Giovanni XXIII. Lo sguardo al cielo con gli occhi pieni di lacrime per tanti, la preghiera del Rosario che è uno sbriciolare il libro del Vangelo con i fatti della vita di Gesù, il desiderio di sentire il Signore nascere dentro questa pandemia così scura, dolorosa, triste, la supplica perché vogliamo sentire nostre le parole dell’annuncio dell’angelo «non temere», ci uniranno in questo luogo, ognuno dalla sua casa.

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