Il Pos obbligatorio non convince
Utile ma caro: 1.500 euro all’anno

L’idea che il Pos obbligatorio (da lunedì 30 giugno) possa contrastare l’evasione, quel «nero» fatto di scontrini e fatture non emesse, non convince il mondo dell’artigianato e del commercio. Qual è stata la vostra esperienza nel primo giorno di Pos obbligatorio?

L’idea che il Pos obbligatorio (da lunedì 30 giugno) possa contrastare l’evasione, quel «nero» fatto di scontrini e fatture non emesse, non convince il mondo dell’artigianato e del commercio.

Diverso l’atteggiamento dei professionisti dove, se da un lato, l’ordine dei commercialisti chiede «una revisione delle commissioni» dall’altro, l’ordine degli avvocati, sottolinea lo spirito dell’iniziativa «utile per la rintracciabilità dei denari».

La legge di fatto obbliga tutti a munirsi di Pos (la «macchinetta» che legge bancomat e carte di credito) da utilizzare per importi superiori ai 30 euro. Le critiche partono dal suo impianto: «Una legge all’italiana», dicono artigiani e commercianti, perché se è vero che si parla di «obbligatorietà», è anche vero che nel caso di mancato adempimento da parte dell’imprenditore, non è prevista nessuna sanzione.

Il commento di Angelo Carrara, presidente Confartigianato Bergamo è tranchant: «È un continuo stillicidio di imposizioni – sbotta Carrara –. Sono favorevole alla moneta elettronica, ma questa legge utilizza il concetto del combattere l’evasione per fare un favore alle banche».

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