Il treno per l’ospedale? Si può fare
Ma servono i politici e le ferrovie

Prima del tram o del treno bisogna fare i conti. E notoriamente non è possibile farli senza l’oste. Che nella fattispecie ha le ingombranti fattezze delle Ferrovie dello Stato, nelle loro mutevoli e numerose articolazioni

Tanto per capirci, per rifare la stazione di Bergamo sono stati coinvolte Centostazioni, Sistemi urbani e pure Rfi. Si stava meglio quando si stava peggio, quando cioè l’interlocutore erano «solo» le gloriose Ffss? Probabilmente sì, ma tant’è. Quindi qualsiasi collegamento ferroviario da Ponte San Pietro ad Albano sant’Alessandro via nuovo ospedale, centro, Fiera, eccetera ecc... deve per forza passare sul tavolo delle Ferrovie: nello specifico di Rfi per la rete e di Trenitalia per il servizio, anche se qui si potrebbe giocare la carta di Trenord.

Matteo Rossi, fresco presidente della Provincia, ha rispolverato l’ipotesi del servizio ferroviario ad uso dell’ospedale, rivelando la propria intenzione di affidare uno studio di fattibilità alla Teb. Un altro, considerato che Teb ne aveva realizzato già uno una decina d’anni orsono. Ma comunque la si voglia vedere, senza l’imprescindibile placet delle Ferrovie non si va da nessuna parte, perché quello è il loro sedime e i treni che ci passano idem . O almeno al 50% con la Regione dopo l’avvento di Trenord.

E qui la questione si fa decisamente spessa, perché è nota l’avversione quasi atavica delle Ferrovie (a qualsivoglia livello societario) per l’utilizzo metropolitano delle proprie tratte urbane. Prova ne è la scarsa diffusione nel Belpaese o i tempi più che biblici occorsi per l’attivazione del passante ferroviario di Milano e relative linee S o delle Fn di Roma. Il sistema non funziona male a Napoli e Palermo, ma nelle città di medie dimensioni è assolutamente inesistente. Come dire che Bergamo è (purtroppo) in ottima compagnia: del resto non risulta che a Brescia, Verona, Parma, Udine, Trieste per citare le prime città che ci vengono in mente sia stato attivato un servizio metropolitano del genere.

E considerato che Teb o non Teb, senza Ferrovie non si fa nulla, la patata bollente passa alla politica, nazionale e regionale. Alla prima il compito di portare al tavolo le Ferrovie in una delle loro differenti articolazioni, alla seconda quello di fare altrettanto via Trenord. Alternative non ce ne sono, e lo confermano le esperienze tedesche, dove le linee S (suburbane, il medesimo concetto del treno per l’ospedale via Ponte-Albano) sono sì cogestite da sistemi locali di natura comunale, ma coordinate da Db, Deutsche Bahn, le potentissime ferrovie tedesche. E non c’è città che non abbia più fermate ad uso della mobilità interna o delle località dell’hinterland. Come dire che sì, si può fare, ma per non perdere altro tempo ognuno deve giocare il suo ruolo seriamente e soprattutto crederci davvero. Diversamente tra 10 anni ci troveremo ancora qui a parlare di studi di (in)fattibilità.

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