Indagini sull’albanese ucciso a Vaprio
Il pm: no certezze su omicidio volontario

Mentre i parenti di Gjergi Gjonj, il giovane ladro albanese ucciso con un colpo di pistola dal pensionato Francesco Sicignano a Vaprio D’Adda (Milano), si augurano che «chi ha sparato vada in galera», il procuratore aggiunto Alberto Nobili ha precisato che «non c’è ancora alcuna certezza e l’iscrizione per omicidio volontario è a titolo di garanzia».

Nobili, che coordina le indagini assieme al pm Antonio Pastore, ha confermato però che «ci sono delle incongruenze da verificare» in quanto il pensionato ha raccontato di essersi trovato davanti al ladro nella cucina dell’abitazione, ma dai primi rilievi sembrerebbe che l’uomo abbia sparato sulla scala esterna.

Per ora restano fermi i dati già emersi dalle indagini, come l’assenza di segni di effrazione e di sangue in casa e la traiettoria del proiettile dall’alto verso il basso, compatibile con un colpo sparato dalle scale verso gradini più sotto. Anche su quest’ultimo punto, però, devono essere svolti tutti gli accertamenti perché vanno considerate anche le possibilità di una «deviazione ossea» o che il ladro fosse in una posizione anomala, magari chinato.

Anche il fatto che l’albanese, come ha raccontato il pensionato, possa aver percorso circa 15 metri per arrivare dalla cucina alle scale esterne con un proiettile nel petto non può essere escluso a priori e va verificato. Inoltre, come è stato chiarito, anche se emergesse con certezza che l’uomo ha sparato sulle scale esterne dell’abitazione andrà valutato, con tutti gli elementi a disposizione, se si sia trattato di un omicidio volontario o di una legittima difesa.

Per «stemperare il clima che si è creato» il procuratore aggiunto Nobili ha voluto quindi precisare che «la Procura non è convinta di nulla» e che «non ci sono ancora certezze» sul caso. L’iscrizione per omicidio volontario è «soltanto una ipotesi investigativa» e, una volta svolti tutti gli accertamenti, si potrebbe configurare una situazione di «legittima difesa».

Proseguono quindi le indagini per fare chiarezza sulla dinamica e gli inquirenti attendono l’esito dell’autopsia, fissata per lunedì, e degli esami balistici. Intanto, in una cascina alla periferia di Trezzo sull’Adda, a pochi chilometri da Vaprio d’Adda, i parenti del giovane albanese ucciso hanno spiegato che «non si può uccidere così un ragazzo di 22 anni», augurandosi che Sicignano «vada in galera».

Sul fronte della politica, invece, il ministro dell’Interno Angelino Alfano ha auspicato una «riflessione sull’istituto giuridico della legittima difesa». «Comprendiamo e ci facciamo carico del bisogno di sicurezza di tutti e in particolare della paura di viene aggredito - ha spiegato Alfano - ma uccidere non è mai una cosa da festeggiare».

Il leader della Lega Nord Matteo Salvini, inoltre, ha ribadito che «la legittima difesa va garantita sempre e comunque» e che è giusto «pagare le spese legali per chi viene indagato per eccesso di legittima difesa, pagare la difesa chi si difende». Mentre i segretari dei sindacati di polizia Anfp, Siap e Siulp, in una nota congiunta, hanno chiesto alla politica di «fare molta attenzione ad aperture pericolose alla legge del Far West».

Andrea Gianni

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