La droga che uccide, chiusa la discoteca
Da lì un ragazzo ricoverato a Bergamo

La droga che l’ha ucciso a 16 anni se l’era procurata giorni prima proprio per consumarla in discoteca. Ecco perché quella discoteca è stata chiusa: 120 giorni di stop imposti dal questore di Rimini.

Si tratta dello stesso locale in cui un altro ragazzo di 17 anni si è sentito male e poi è stato trasferito all’ospedale di Bergamo con il rischio di dover essere sottoposto a un trapianto di fegato, distrutto da una dose di Mdma.

Tornando alla morte del 16enne, la droga l’aveva presa «per consumarla – scrive il questore di Rimini, Maurizio Improta – in uno spazio emotivo ben definito perché il “Cocoricò” rappresentava il luogo perfetto dove assumerla». «L’ha assunta per predisporsi psicofisicamente a trascorrere in maniera per lui appropriata l’agognata serata». È questo il senso, «umano» prima ancora che legale, del provvedimento che stabilisce uno stop di 120 giorni, quattro mesi da oggi, per la nota discoteca

«Cocoricò» di Riccione.

Il provvedimento è stato notificato domenica. Partendo dall’ultimo grave episodio, nel provvedimento si ripercorrono tutti gli interventi delle Forze dell’ordine e del 118 non solo negli ultimi due anni. È una lunga lista di malori, ricoveri, morti avvenute ed evitate per un soffio. Il 20 dicembre 2004 un diciannovenne marchigiano morì per abuso di metanfetamine, il 27 novembre 2011 un diciottenne si sentì male in discoteca per abuso di droga e subì il trapianto di fegato. La chiusura è stata accolta «molto bene» dai genitori del 16enne morto.

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