Lo strazio dei genitori di Adelaide
Aperta un’inchiesta per far chiarezza

«Adelaide il 23 aprile aveva compiuto un anno e proprio ieri aveva fatto i suoi primi tre passi. Quando stamattina l’abbiamo portata qua in ospedale per un esame considerato di routine, stava bene; ora invece non c’è più». Sono le parole strazianti di Antonio Croce, papà di Adelaide.

«Adelaide il 23 aprile aveva compiuto un anno e proprio ieri aveva fatto i suoi primi tre passi. Quando stamattina l’abbiamo portata qua in ospedale per un esame considerato di routine, stava bene; ora invece non c’è più». Dopo aver pronunciato queste parole Antonio Croce, 30 anni, agente di commercio di Romano, scoppia a piangere. È troppo forte il dolore e l’incredulità per quanto accaduto; alle 7.15 di mercoledì 14 maggio, insieme alla moglie Claudia, commessa anche lei trentenne, e alla suocera Clara, è entrato all’ospedale Maggiore di Crema accompagnando la sua figlia Adelaide che doveva essere sottoposta a un esame denominato «esofagogastroduodenoscopia».

Intorno alle 11.15, dopo quattro ore di angoscia durante le quali i genitori della bambina hanno appreso che c’erano state delle complicazioni a causa dell’anestesia e che la loro piccola era in arresto cardiaco, è arrivata la tragica notizia: Adelaide non ce l’ha fatta ed è morta. In quel momento erano già accorsi all’ospedale molti altri famigliari e colleghi di lavoro di Claudia e Andrea: i due genitori, appresa la tragedia, hanno immediatamente chiesto l’intervento dei carabinieri della stazione di Crema per far luce su cosa è accaduto in quella sala operatoria del reparto di Chirurgia generale I dove Adelaide doveva essere sottoposta all’esame.

«Ci tengo sottolineare - parla Antonio - che mia figlia è entrata in questo ospedale sana. Ieri sera (martedì per chi legge) è stata visitata dal pediatra curante di Romano che l’aveva trovata nelle condizioni di salute ideali per sostenere l’esame. Il tutto è riportato su un certificato medico che parla chiaro».

Ora sarà svolta un’inchiesta interna ed è previsto che venga stesa una relazione sull’intera procedura: «Dalla diagnosi iniziale, sino alle manovre di rianimazione. È prima di tutto nostro interesse capire cos’è successo». È questa la garanzia che Roberto Sfogliarini, direttore medico dell’ospedale Maggiore di Crema, fornisce affinché venga fatta luce sulla morte di Adelaide Croce. Per svolgere questo esame la piccola doveva essere anestetizzata e intubata: «Nei pazienti adulti non si procede con l’anestesia totale – spiega ancora Sfogliarini – mentre per i bambini è prevista dai protocolli, in modo da consentire le operazioni necessarie».

Il problema è che le complicazioni per la piccola sono cominciate proprio dopo che si sono concluse le operazioni per sedarla. Adelaide ha infatti iniziato a soffrire di una tachicardia a cui ha fatto seguito un arresto cardiaco. Il personale medico ha cercato per due ore di rianimarla ma non c’è stato nulla da fare. Dice ancora il direttore medico: «Abbiamo eseguito manovre di rianimazione cardiorespiratoria per oltre due ore, in collegamento con i centri di riferimento pediatrico di Pavia e Bergamo; non vi è stato nulla da fare».

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