Maria dopo Masterchef non molla
«Gioco con i sapori». Guarda il video

È alle prese con la preparazione di un tortino al cacao e peperoncino con salsa di mango per la cena di San Valentino, al Castello di Monasterolo.

Sguardo serio, i riccioli ben raccolti alla nuca, e le dita lunghe che si muovono leggere sul banco da lavoro. Maria Acquaroli è la quindicesima eliminata di Masterchef, e la prima cosa che ha fatto, pochi minuti dopo quella sabbia nelle vongole e il troppo sugo nella pasta alla Norma, è stata quella di chiedere scusa.

Molto autocritica per avere 28 anni. E anche sempre molto seria in cucina.
«Ho chiesto scusa perché mi è spiaciuto deludere le persone che con questa trasmissione mi hanno conosciuto, seguito e apprezzato. E le persone che nel programma hanno dimostrato amicizia e lealtà. E poi c’è anche un pizzico di vergogna, con me stessa. E un po’ di rabbia: sono convinta che potevo arrivare in fondo».

Sei molto severa con te stessa.
«Credo molto in quello che faccio: la cucina la vedo come una responsabilità. Me l’ha insegnato la mia famiglia: arrivo da una lunga tradizione di piatti e tavole apparecchiate. In cucina si danno e ricevono ordini: è passione ma anche molto rigore».

Torniamo alla sabbia nelle vongole…
«Io quella sabbia non l’ho vista, così come nel sugo alla Norma il pomodoro ce lo metto, eccome. Quello di Stefano era un non-sugo. E tra l’altro le piastre di cottura mi hanno creato parecchi problemi».

Il vincitore di questa edizione si merita il podio?
«Credo di sì e i finalisti ormai sono anche scontati. Tra loro potevo esserci anch’io».

Cosa ti ha svantaggiato?
«Sicuramente l’età: 20 anni in meno con la padella in mano fanno la differenza. E poi i giudizi affrettati, e cattivi: io non mi permetto di farlo. La tv amplifica situazioni, le strumentalizza, e rende anche più superficiale la realtà. La mia schiettezza, il mio rigore non mi hanno aiutato, ma questa sono io».

Tu che «da grande» volevi fare la filosofa…
«Anche questo è stato uno svantaggio: c’è chi mi ha detto che ero troppo “culturale” per il pubblico televisivo. Una considerazione che mi ha ferito: la cucina è cultura e la mia cucina è il mettere in pratica il mio essere filosofico».

Spiegaci.
«La mia cucina è qualcosa di buono e accessibile, di leggero e ragionato. Non è la cucina delle grandi occasioni: è cibo da vivere nella quotidianità».

Qualche consiglio?
«Amo i piatti unici, tendo a proporre poca carne e pochi dolci: gioco con gli aromi e le spezie, e le verdure».

Un commento sui tre giudici?
«Ho molto apprezzato l’umanità di Cracco, il suo sguardo a telecamere spente. Bastianch e Barbieri non credo mi abbiano mai considerata».

Ora i fornelli non li molli…
«E per luglio ho molte sorprese. Una di queste è la nuova Tenuta Serradesca, a Scanzorosciate. Un nuovo progetto dopo Villa Acquaroli di Carvico, il Castello di Marne e Monasterolo. Questa volta siamo io e il mio compagno a gestire Scanzo: anche lui arriva dal mondo della ristorazione, ma la direzione artistica della cucina sarà mia».

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