Martina: «Anticipare il taglio dell’Ires
sarebbe un acceleratore per il Paese»

Il ministro per le Politiche agricole, alimentari e forestali Maurizio Martina, bergamasco, è stato ospite questa mattina degli studi di Rtl 102.5 durante «Non Stop News». Ecco cosa ha detto.

Al di là del settore agricolo, lei è d’accordo nel riuscire a trovare risorse per tagliare subito l’Ires? «Dico di sì – ha risposto Martina – perché se riuscissimo ad anticipare il taglio Ires faremmo un gran servizio al Paese, soprattutto sul versante di un investimento forte verso le imprese in relazione agli investimenti che possono essere immediatamente fatti partire. Potrebbe essere un acceleratore importante di investimenti, soprattutto nel breve periodo, e in questa congiuntura, con alcuni segni positivi che per fortuna iniziamo a vedere, dall’occupazione al Pil ai consumi, ad altri elementi macro economici che via via affiorano, noi dobbiamo spingere il più possibile. E dal lato dei consumi delle famiglie, quindi del reddito delle famiglie, e dal lato degli investimenti delle imprese».

«Tutto ciò che si può fare per anticipare queste scelte io sono per farlo – ha aggiunto –. Per l’agricoltura un tema decisivo è quella della semplificazione, due cose che abbiamo fatto: da gennaio 2016 partirà per la prima volta il registro unico dei controlli delle imprese agricole, chi fa l’imprenditore agricolo sa di cosa sto parlando, perché la sovrapposizione di controlli di enti differenti che vengono in azienda a controllare esattamente le stesse cose è una prassi ahimè consolidata nella storia di questo Paese. Dal primo di gennaio attiveremo concretamente il registro unico dei controlli, sostanzialmente con uno strumento a monte non sarà più possibile che enti soggetti pubblici diversi che controllano la stessa cosa possono andare in azienda a fare esattamente lo stesso lavoro».

«Chi ci va lo fa per conto di tutto il sistema pubblico – ha proseguito il ministro – lo mette nel registro, di modo che se un Asl è andata a controllare un’azienda, magari un altro soggetto non va la settimana dopo a fare la stessa cosa, quindi con una catalogazione corretta di tutti i controlli che vengono attivati sulla stessa azienda per evitare doppioni, è una bella differenza rispetto al passato. Secondo punto: proprio in questi giorni partiranno i pagamenti anticipati della Pac, la Politica Agricola Comunitaria nella nuova programmazione, perché nel 2015 parte il nuovo settennato della Pac europea, per la prima volta noi portiamo a semplificazione, con un pagamento unico diretto, senza altra burocrazia, tutte le pratiche, gli aiuti Pac per i piccoli agricoltori italiani. Stiamo parlando di circa 350 mila pagamenti su 900 mila,quindi una buona fetta dei pagamenti che attiveremo li faremo con un sistema semplice e diretto, mentre fino a qualche anno fa, in particolare nella vecchia programmazione ,anche i pagamenti sotto i 1250 euro avevano bisogno di pratiche che costavano 300-400 euro.

Ci sono le coperture per la Ires al 2016, dove le andiamo a prendere? «Io sto alle parole del Presidente del Consiglio – ha spiegato il ministro Martina – e so del lavoro enorme che sta facendo con il Ministro Padoan per trovare la quadratura delle coperture, credo che ci siano degli spazi importanti, e del recupero di spesa pubblica improduttiva e per fortuna anche di nuovi margini in chiave europea. Sono assolutamente d’accordo con loro che noi, adesso che abbiamo qualche segnale positivo vero, perché fare 300 mila nuovi occupati in un anno non è uno scherzo, adesso bisogna accelerare, soprattutto sul versante della detassazione in generale e dell’alleggerimento della questione fiscale sui cittadini. Noi abbiamo un carico fiscale che da anni non è in equilibrio rispetto alla portata, e delle imprese e delle famiglie italiane, quindi se riusciamo a fare questa operazione con la prossima legge di stabilità facciamo una cosa utilissima, al di là dei colori politici. Sono convinto che gli effetti poi si vedranno.

Si era parlato per mesi di Vietnam per Renzi e per il Governo, però il Vietnam non sembra esserci. Cosa c’è? Dove si va a finire? Il PD come ne esce? «Bene, perché ancora una volta il Partito Democratico dimostra di essere l’asse centrale di riferimento del cambiamento di questo Paese. Io non vorrei che si banalizzasse la discussione che si sta facendo al Senato sul superamento del bicameralismo perfetto. So che è un termine tecnico, che la gente dice che non mangia con il bicameralismo, ed ha ragione, però vi posso assicurare, vista ad esempio dal lato degli impegni sull’agricoltura, che quando per fare una legge devi fare la navetta Camera – Senato nel modo tradizionale che noi abbiamo utilizzato in questi anni, capisci che quando arriva alla fine quella legge è già vecchia».

«Quando ci poniamo il tema del superamento del bicameralismo perfetto per semplificare lo strumento legislativo c’è un tema di fondo enorme che è legato a come le istituzioni pubbliche rispondono ai problemi della società in un tempo più possibile ravvicinato al problema. Quello che sta accadendo con il superamento del Senato vecchio stile, con l’idea di un Senato delle autonomie dove anziché avere come oggi un parlamentare alla Camera, un senatore al Senato, un consigliere regionale in Regione, tu fai fare il mestiere di questi tre a due figure, il parlamentare e al senatore-consigliere che va al Senato a rappresentare il suo territorio, passando anche da tre stipendi a due, è anche un’operazione di ammodernamento di meccanismo delle decisione pubbliche, e in un Paese fragile come il nostro è importante».

«Lo dico anche dall’esperienza agricola, se io posso fare leggi più rapide per intervenire sui settori fondamentali di riferimento di mia competenza, io sto facendo un mestiere più utile alle persone che devo in qualche modo tutelare facendo il Ministro dell’agricoltura. Quindi per me è molto importante quello che sta accadendo ed è molto buono che vada avanti così come si è impostato questa settimana, quindi che si proceda tenendo i tempi, si terrà un referendum costituzionale, ma io sono dell’idea che questo passaggio vada valorizzato in tutto e per tutto, perché quando diciamo che l’Italia deve cambiare bisogna pur prendere da qualche parte questo cambiamento».

© RIPRODUZIONE RISERVATA