Milano: tre morti, anche un giudice
Killer arrestato, il metal detector era rotto

Sparatoria al Palazzo di giustizia di Milano, stamattina, giovedì 9 aprile. A sparare è stato un imputato per bancarotta. L'uomo, che era fuggito in moto, è stato arrestato dai carabinieri a Vimercate. Secondo l’ultimo bilancio ci sarebbero tre morti.

È il tragico bilancio della sparatoria avvenuta al Palazzo di Giustizia di Milano. Una delle vittime è un magistrato. Il giudice Fernando Ciampi della sezione fallimentare è stato ucciso da Claudio Giardiello, 57 anni, nella sua stanza al secondo piano del Palazzo di Giustizia di Milano. La seconda persona uccisa è l'avvocato del killer, Lorenzo Alberto Claris Appiani, 37 anni.

L'uomo, un imputato per bancarotta fraudolenta, ha sparato in aula. Zio e nipote, entrambi coimputati di Giardiello, sono rimasti feriti, ma lo zio, Giorgio Erba, 60 anni, è morto in ospedale. È stato trasportato in condizioni disperate al Policlinico di via Francesco Sforza, vicinissimo a Palazzo di Giustizia, e sottoposto a un intervento chirurgico, ma tutto è stato vano. Il nipote, Davide Limoncelli, sarebbe gravissimo. Smentita la notizia seconda la quale una quarta persona sarebbe morta per un infarto. Giardiello avrebbe puntato la pistola contro il pm che si trovava in aula, prima di sparare alla prima vittima. È quanto ha riferito un avvocato che ha assistito alla scena.

Giardiello, dopo l’arresto, è stato portato via in ambulanza dalla caserma dei carabinieri di Vimercate. L'uomo avrebbe accusato un malore mentre stava per essere sentito. A scortare l'ambulanza due pattuglie dei carabinieri.

«Appena ho sentito gli spari - ha detto una impiegata 40enne - e ho visto la gente fuggire mi sono chiusa all'interno della Cancelleria. Ho avuto tanta paura e ho cercato di lasciare al più presto il palazzo». Le persone che affollavano il Tribunale hanno lasciato in tutta fretta l'edificio. Fuori dal Palazzo di giustizia si sono radunate centinaia di persone, tra dipendenti e persone impegnate in processi. E polizia e carabinieri hanno presidiato l’area.

«Abbiamo subito sospeso il Comitato, per consentire alle Forze dell’ordine di occuparsi del caso. È sconvolgente che una persona qualsiasi possa entrare nel Palazzo di Giustizia di Milano con un’arma, senza essere bloccato. Pare si tratti per giunta di una persona qualsiasi, non di un’organizzazione criminale, che ha studiato eventuali falle nel sistema di sicurezza, ciò rende quanto è successo ancora più impressionante. Siamo tutti ansiosi di capire cosa sia successo esattamente». Lo ha sottolineato il presidente della Regione Lombardia Roberto Maroni, commentando la sparatoria al Tribunale di Milano, a margine del Comitato nazionale ordine e sicurezza pubblica.

Uno dei metal detector di Palazzo di Giustizia «era rotto questa mattina». È quanto riferisce una persona che stamane si è recata in Tribunale per lavoro. Secondo questa persona si tratterebbe dell'ingresso laterale di via Carlo Freguglia. Ecco come il killer sarebbe riuscito a passare indenne i controlli.

«Mi sembra che il metal detector all'ingresso di Via Manara sia rotto da qualche tempo, e per questo è stato impedito l'accesso al pubblico come avviene sempre nel caso di guasti»: lo ha spiegato un avvocato, Emanuele Perego, che si trovava a Palazzo di Giustizia quando è avvenuta la sparatoria in relazione a una testimonianza che parlava di un metal detector rotto all'ingresso di via Freguglia.

L'ipotesi di un metal detector rotto in via Manara è confermata anche da alcuni dipendenti. «Secondo me l'uomo potrebbe essere entrato esibendo un tesserino da avvocato falso - ha spiegato l'avvocato - perchè di solito i controlli agli accessi sono rigorosi. Gli avvocati possono entrare esibendo il tesserino - ha proseguito - mentre gli imputati e in generale il pubblico, devono passare sotto il metal detector».

L'avvocato ha denunciato quindi «la mancanza di un piano di evacuazione» nel caso di situazioni di emergenza. «Siamo rimasti in balia di noi stessi all'interno della struttura - ha raccontato - in una situazione di confusione totale, senza nessuno che ci dicesse cosa fare» L'avvocato ha spiegato di avere visto delle persone fuggire e, quindi di essere salito al settimo piano dell'edificio. «Mi sono chiuso in una stanza - ha concluso - e sono uscito solo quando gli agenti della Digos hanno detto che l'attentatore era stato arrestato».

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