«Perchè la lavavetri si è nascosta?»
Una lettrice: ma la polizia ha tirato dritto

È successo domenica mattina ma questa lettrice ci scrive solo lunedì e ci racconta cosa significa, per lei, sentirsi cittadina. Per lei e i suoi figli.

«I miei figli sono abituati a vederla: appoggia la sua roba sul ciglio della strada, in un pezzo di verde sporco e abbandonato subito dopo il sottopasso, sullo slargo che va verso il centro. Lei ha i capelli lunghi e ogni tanto se li spazzola con noncuranza davanti a tutti e in mezzo alla strada. Poi riprende in mano i suoi attrezzi, la bottiglia di acqua sporca e tenta di lavare i vetri alle macchine che sono ferme al semaforo di via San Bernardino».

Inizia così una lettera arrivata alla mail di [email protected] e oramai parlare dei lavavetri in città è cosa nota, neanche più è una notizia, considerando che sono una consuetudine per Bergamo: sono aumentate le persone che chiedono l’elemosina ai semafori, gli accattoni e venditori abusivi in centro e i lavavetri, quasi sempre rom che si appostano nelle vie in entrata e uscita per Bergamo, strade che dovrebbero essere il nostro biglietto da visita per i tanti turisti e, per quanto riguarda San Bernardino, strada vicinissima all’Università.

Ma la lettera prende un’altra piega e non vuole solo informare della presenza della donna che, abusivamente, lava i vetri: «A un centro punto, domenica mattina, la donna si è nascosta, perchè stava sopraggiungendo una volante della polizia locale di Bergamo: si è messa dietro al muro del ponte della ferrovia, un comportamento ridicolo dato che bastava vedere la sua roba sulla strada per capire che era lì e dubito che i poliziotti non l’avessero notata - continua la lettera -. Poi a un certo punto, mentre ero ferma al semaforo con in auto mia figlia, lei mi ha chiesto, candidamente: “Mamma, perchè la signora dalla gonna lunga si è nascosta?”».

«Allora io gliel’ho spiegata la regola, le ho spiegato della presenza della polizia e di cosa è giusto e sbagliato. L’ho spiegato a una bambina di 5 anni appiccicata con il suo faccino al finestrino. E quando sono arrivata in via Carducci e la volante della polizia locale era ferma accanto a me, non ho potuto no tirare giù il finestrino e dire ai due agenti che quella donna era nascosta e che non era giusto quanto stava accadendo in città: per una questione di decoro e di sicurezza».

Ed ecco cosa succede: «La risposta, sempre davanti a mia figlia, è stata che “la città ne è piena e sì, grazie della segnalazione” - continua la lettera -. A quel punto mi aspettavo che la macchina sarebbe tornata indietro, almeno il gesto di andare a controllare. Ma la vettura ha proseguito il suo viaggio lungo la Briantea e la domanda sapevo che sarebbe arrivata: “Mamma, ma la polizia non fa nulla?”. Sono certa che i due agenti avessero qualcosa di più importante e urgente da fare anche se la sensazione non è stata quella. Io ho fatto il mio dovere di cittadina, non so loro come pubblici ufficiali. E un po’ di amarezza ce l’ho: per mia figlia, più che altro e per il suo senso di sicurezza e fiducia nei confronti della sua città».

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