Ricchezza: nella Bassa e nelle Valli
redditi al di sotto della media nazionale

Reddito e disuguaglianza, la forbice si allarga anche nella Bergamasca. E se capoluogo e hinterland vantano redditi più alti rispetto alla media nazionale, molti comuni delle Valli e della Bassa si avvicinano ai livelli delle zone depresse del Sud.

In Lombardia si evidenzia il ruolo catalizzatore di Milano rispetto alla concentrazione delle grandi ricchezze, che si estende come a macchia d’olio in tutto l’hinterland, per poi comprendere la Brianza, il Varesotto, parzialmente il Lecchese e il Pavese. Proseguendo verso est, la ricchezza sembra correre lungo l’autostrada A4, toccando Bergamo e Brescia, fino ai Comuni del lago di Garda, per poi proseguire verso il Veneto.

Addentrandoci nella Bergamasca, invece, emerge a prima vista come il capoluogo, insieme ai Comuni di Gorle e Mozzo, costituisca la zona dove si concentrano i redditi pro capite più alti (compresi tra i 28 mila e i 30 mila euro l’anno); subito dopo vengono Ponteranica, Ranica e Torre Boldone (tra i 24 mila e i 26 mila). In generale l’hinterland bergamasco può dunque contare su redditi medio-alti e comunque non inferiori ai 20 mila euro l’anno, cifra corrispondente alla media nazionale.

Diversa e più complicata la situazione della Bassa bergamasca (dove presentano redditi medio-alti soltanto Treviglio, Caravaggio e i Comuni al confine con il Milanese e con il Cremasco), così come quella delle Valli, dove pressoché tutti i Comuni risultano al di sotto della media nazionale (fatta eccezione per San Pellegrino in Val Brembana e per Cazzano Sant’Andrea e Premolo in Val Seriana). Blello, Gerosa e Vigolo sono le cenerentole. Verso il confine con il Bresciano alcuni Comuni, pur vicini tra loro, presentano inoltre situazioni molto diverse: se da un lato tra i Comuni «benestanti» rientrano Sarnico, Lovere e Riva di Solto, dall’altro Vigolo e Parzanica presentano redditi di gran lunga inferiori alla media nazionale.

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