Scuola, scontro tra governo e sindacati
Ma «il blocco degli scrutini non mi piace»

«Il blocco degli scrutini è una cosa che non mi piace. Creerebbe dei disagi a famiglie e ragazzi e spero che prima di allora si trovino le soluzioni». Lo dice la segretaria nazionale della Cisl, Annamaria Furlan.

«I sindacati rischiano di passare dal consenso al dissenso. Hanno sbagliato a soffiare contro i test Invalsi, e con gli scrutini di fine anno ora non si scherza». Lo dice il sottosegretario all’Istruzione Davide Faraone, commentando l’incontro di martedì 12 maggio tra governo e sindacati sul ddl di riforma della scuola. «Non c’è un ragionamento sul merito», rimarca: «I sindacati fanno falli di frustrazione. Scaricano sulla scuola la rabbia accumulata per tutti quei provvedimenti che non sono riusciti a bloccare. È un atteggiamento politico e non si fermano davanti a niente, compresa l’ipotesi di danneggiare ragazzi, famiglie, scuola pubblica. Hanno perso il lume della ragione: Luciano Lama non avrebbe mai minacciato gli scrutini». «I sindacati della scuola di questa stagione - attacca - hanno utilizzato le devastanti graduatorie per fare fortuna, le hanno usate per il tesseramento. Non sono stati sindacalisti, piuttosto ricorrenti al Tar».

Sui contratti però chiarisce che c’è disponibilità dell’esecutivo: «Il governo Renzi lo deve mettere al centro della sua azione, gli stipendi dei docenti sono troppo bassi. Sarà la prossima tappa, ma ci facciano fare le prime due: autonomia scolastica e merito». Questi sono i primi commenti di mercoledì 13 maggio.

Dialogo, ma nessuna svolta. Tantomeno positiva. L’ipotesi di intralciare gli scrutini come segno di protesta contro i contenuti del ddl Buona scuola si fa sempre più concreta. Era stato il verdetto di martedì 12. L’incontro di martedì a Palazzo Chigi tra il Governo - rappresentato da ben 4 ministri, Boschi, Madia, Giannini, Delrio e dal sottosegretario alla presidenza del consiglio De Vincenti - e i sindacati era stato decisamente da «fumata nera».

Che l’andazzo sarebbe stato quello si era già capito dalle dichiarazioni di martedì mattina del premier Matteo Renzi: «Siamo disposti ad ascoltare i sindacati su tutto», ma «la scuola funziona se è di tutti», «non facciamo divisioni politiche sulla pelle della scuola. Non potrà mai esistere la possibilità di bloccare la qualità nella scuola». Insomma, ascoltiamo ma andiamo avanti.

Il messaggio ai sindacati era arrivato forte e chiaro. «È ancora come se avessimo la pistola puntata alla tempia», aveva sintetizzato il leader della Uil, Carmelo Barbagallo. Nel merito - aveva osservato il leader della Cgil, Susanna Camusso - «non è stata data nessuna risposta alle criticità che abbiamo proposto. Il governo ha detto di aver preso buona nota, anche se siamo ben lontani dal cambiamento profondo dell’impianto». E anche il segretario generale della Cisl,Annamaria Furlan, prima delle dichiarazioni di oggi, aveva ritenuto insufficienti le modifiche introdotte in Parlamento: «Se si fossero fatti prima altri incontri con il Governo sicuramente avremmo costruito un percorso più utile per cambiare la scuola».

Non intendono deporre le armi i sindacati di categoria. «Il Governo si è limitato a prendere atto delle dichiarazioni di ciascuno» avevano raccontato al termine del confronto che, andato avanti per circa 3 ore, aveva registrato anche momenti di tensione e decibel non proprio da amabile conversazione. Flc, Cisl scuola, Uil scuola, Gilda e Snals, che non hanno alcuna intenzione in questa occasione di rompere l’unitarietà d’azione, metteranno in campo nuove iniziative di mobilitazione anche durante il periodo degli scrutini.

Non un vero e proprio blocco perché la legge sulla regolamentazione degli scioperi non lo consentirebbe, ma certamente un gran bel disagio. «Si sta concludendo l’anno scolastico in un clima di conflitto» si era rammaricato il leader della Uil scuola, Massimo Di Menna. «Nei prossimi giorni organizzeremo presidi in occasione dell’inizio del dibattito alla Camera, assemblee e iniziative di lotta nelle scuole». «La mobilitazione continua», aveva promesso il leader della Flc, Mimmo Pantaleo.

I Cobas, che si muovono per proprio conto, oltre a interferenze in tempo di scrutini, vogliono proporre agli altri sindacati di scegliere una data, una domenica (che potrebbe essere il 7 giugno, suggeriscono) «per difendere tutti insieme la scuola bene comune». «Vogliono andare avanti come un treno», hanno mostrato «un’arroganza sbalorditiva» e «aperture zero» aveva chiosato il leader del movimento, Piero Bernocchi.

«Restano divergenze forti» era stata costretta ad ammettere il ministro dell’Istruzione, Stefania Giannini, pur ribadendo la volontà di dialogo. Un dialogo che ha però paletti irremovibili: «Il governo sui punti qualificanti del Ddl scuola non farà passi indietro» aveva avvertito la titolare del dicastero dell’Istruzione. Mentre il sottosegretario alla presidenza del consiglio, Claudio De Vincenti, aveva definito «irresponsabile» l’ipotesi di un blocco degli scrutini; un’iniziativa che «a fronte di una manifesta volontà del governo di dialogare colpirebbe unicamente studenti e famiglie».

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