Spendere 12.000 euro al mese

di Giorgio Gandola

Dodicimila euro? Noccioline. Almeno per il senatore Antonio Razzi, che alla trasmissione «Un giorno da pecora» ha rivelato di essere riuscito in 7 anni e mezzo da parlamentare a mettere da parte «poco o niente».

Dodicimila euro? Noccioline. Almeno per il senatore Antonio Razzi, che alla trasmissione di Radiodue «Un giorno da pecora» ha rivelato di essere riuscito in sette anni e mezzo da parlamentare a mettere da parte «poco o niente». Il prode politico abruzzese, noto per i salti della quaglia fra i banchi di governo e opposizione (partì nell’Italia dei valori ed è approdato al Pdl dopo essere passato attraverso Noi Sud e i Responsabili), fa l’elenco dei motivi per i quali non è stato capace di far fruttare almeno in parte il milione di euro abbondante sin qui guadagnato. Primo: «Roma è cara». Secondo: «Devo pagare due collaboratori 1500 euro l’uno al mese». Ne resterebbero novemila, sufficienti per rendere felici tre famiglie, ma evidentemente Razzi ha le mani bucate. Viene quasi voglia di cercare nelle tasche qualche spicciolo per alleviare la sua indigenza se non fosse che la crisi ha tolto agli italiani anche il desiderio di ridere della superficialità di chi pretende di rappresentarli. In questo senso Antonio Razzi è un campione poiché fatica a rappresentare anche solo se stesso, e non da oggi. Cominciò la sua resistibile ascesa a Lucerna come presidente della federazione emigrati abruzzesi in Svizzera dove fu inquisito per distrazione di fondi e l’ha proseguita a Roma ammettendo di avere chiesto soldi a Berlusconi per votare la non sfiducia nel 2010 in compagnia di Scilipoti. Aspettiamo con fiducia il giorno in cui, invece di provare invano a «mettere qualcosa da parte», semplicemente si farà da parte.

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