Strage di italiani a Dacca, in Bangladesh
Uccisi in un ristorante da miliziani dell’Isis

Strage di italiani a Dacca, in Bangladesh. Un commando di miliziani affiliati all’Isis ha assaltato il ristorante Holey Artisan Bakery nel quartiere diplomatico della capitale bengalese.

L’attacco terroristico si è concluso con l’intervento dei militari: 13 ostaggi sono stati liberati, ma all’interno del ristorante sono state trovate almeno 20 persone uccise con armi da taglio. L’agenzia France Presse, citando una fonte dell’esercito, ha rivelato che la maggior parte degli ostaggi uccisi erano di nazionalità italiana e giapponese. Non sono ancora note le loro identità. «Molti dei civili sono stati uccisi dagli assalitori con lame affilate» ha precisato l’esercito bengalese.

Quelli che sapevano recitare versi del Corano sono stati risparmiati, gli altri sono stati torturati» ha raccontato al Daily Star Rezaul Karim, padre di Hasnat che è stato tenuto in ostaggio per oltre 10 ore nel locale insieme alla sua famiglia: con la moglie Sharmin e la figlia Rayan, di 8 anni, stavano festeggiando il compleanno dell’altro figlio, Safa, 13enne, quando i terroristi hanno fatto irruzione nel locale sparando e lanciando molotov per poi prendere in ostaggio decine di persone. L’agenzia ANSA ha riportato la testimonianza dell’imprenditore tessile Gianni Boschetti, che vive in Bangladesh da 25 anni e si trovava all’interno dell’Holey Artisan Bakery. Boschetti ha detto che accanto a lui c’era “un tavolo occupato da numerosi italiani”, di cui in seguito ha perso le tracce.

L’attentato è stato subito rivendicato dall’Isis, ancor prima del blitz delle forze speciali dell’esercito. Nella serata di venerdì è stato diffuso un comunicato dall’agenzia di stampa fiancheggiatrice Amaq, ripreso da Site, in cui si parla di almeno 24 persone uccise, di diverse nazionalità.

Il presidente del Consiglio Matteo Renzi dichiara con tono di profondo dolore: «Abbiamo seguito per tutta la notte gli eventi sperando in un esito diverso. Davanti all’ennesima tragedia dell’estremismo radicale islamico, credo sia il momento in cui l’Italia unita dia un messaggio di dolore e compassione e pianga lacrime di cordoglio, ma dia anche il segno che non arretra davanti alla follia di chi vuole disintegrare la nostra vita quotidiana. Le autorità si stringono alle famiglie che hanno vissuto una terribile mattinata, come altre famiglie. Penso a quella Valeria Solesin,caduta al Bataclan di Parigi. Penso alle famiglie delle elle vittime del museo del Bardo a Tunisi. Ci sono migliaia di chilometri tra Tunise e Dacca, ma la striscia di sangue è la stessa. E noi abbiamo il dovere di rispondere, fieri dei nostri valori, che sono più forti. E’ l’unico modo per onorare questi nostri fratelli d’Italia caduti. Nessuna intenzione di darla vinta a chi pensa a distruggere i nostri valori. Con il Bangladesh, con il Giappone, anche loro colpiti, continueremo la nostra lotta per un’idea di civiltà diversa da quella vista in azione questa notte. Mi appello alle forze politiche e sociali del Paese nell’assoluta convinzione che non mancherà il comune impegno nella difesa dei nostri valori».

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