Terza età e febbre del gioco
L’Asl studia il caso Bergamo

A maggio prende il via il primo studio italiano dedicato alle dipendenze da gioco nella fascia over 65: è il primo mai realizzato in Italia e coinvolgerà 2.000 persone, tra questionari e interviste. Ma in città non si ferma il proliferare di sale.

Se avete più di 65 anni e il postino vi recapita una busta intestata Asl, contenente un questionario, non dimenticatela in fondo a un cassetto. Potreste contribuire in modo importante alla prima indagine conoscitiva sul gioco d’azzardo e la popolazione anziana mai realizzata in Italia, che coinvolgerà 1.750 bergamaschi tra i 65 e gli 80 anni. In più sono previste 250 interviste de visu ad altrettanti ultraottantenni.

Perché l’attenzione si è puntata su questa fascia d’età? Perché gli over 65 sono molto vulnerabili, nel campo della dipendenza da gioco. Hanno la pensione (spesso magra...) a disposizione, soldi freschi da spendere, esigenze tutto sommato più ridotte rispetto a chi è più giovane, e, soprattutto, tempo. Non a caso il 10% di loro si sono già rivolti ai servizi di prevenzione.

«Il gioco d’azzardo ha costi sociali molto alti – spiega Luca Biffi, responsabile dell’unità operativa Prevenzione e interventi di prossimità del dipartimento Dipendenze dell’Asl di Bergamo –: anche per questo prevenire è meglio che curare». La ricerca sarà affidata al Cnr di Pisa e prenderà il via a maggio. Ma intanto in città non si ferma il proliferare di sale gioco: l’ultima è stata aperta in pieno centro, in largo Cinque Vie: «Entro un mese entreranno in vigore norme più restrittive per i centri storici» annuncia l’assessore al Commercio, Enrica Foppa Pedretti.

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