Tragedia di Tavernola: anche l’amico
finì impigliato nella rete abusiva

Ha solo una pinna Fabio Bozzato, 54 anni originario di Chioggia e da tempo residente a Bergamo, quando sabato scorso poco dopo le 10,30 riemerge dal lago e raggiunge gridando aiuto la riva di Tavernola all’altezza dalla caserma dei carabinieri.

L’altra pinna era riuscito a togliersela, insieme allo scarponcino che completa la muta, e a liberarsi dalla rete in cui anche lui era rimasto impigliato a circa 32 metri di profondità insieme al compagno di centinaia, forse migliaia di immersioni: Lorenzo Canini, 39 anni di Ponteranica, recuperato diverse ore dopo dai sub dei Vigili del fuoco di Ravenna, ormai senza vita.

Fabio Bozzato, tecnico forestale per lavoro e istruttore subacqueo per passione con un’infinità di brevetti alle spalle, ha corso lo stesso rischio di restare intrappolato nelle maglie da 32 millimetri del «tencaro» lungo 60 metri e alto poco più di uno, posato irregolarmente da un pescatore di frodo presumibilmente tra la sera prima e l’alba di sabato. Però Bozzato riesce a divincolarsi, forse tagliando la rete o forse «smagliandola» per allargarla, sicuramente tenta di liberare anche l’amico in difficoltà, ma qualcosa va storto: forse è la pessima visibilità a giocare un ruolo chiave.

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