«Un taxi dall’aeroporto di Orio?
Una storia di una piccola truffa»

«Ore 23,55: atterraggio a Orio al Serio. Come programmato andiamo a prendere un taxi che ci conduca a casa, 5 minuti di attesa ed è il nostro turno, c’è solo una persona davanti a noi, strano, così pochi prendono il taxi a quest’ora?».

«Il taxista arriva, ci carica al volo e riparte. Botta e risposta. “Dove andate?”. “A Bergamo, in via Giulio Cesare 50”. “Dov’è via Giulio Cesare?”. Come dov’è via Giulio Cesare? Penso tra me e me, un tassista come fa a non saperlo? Poi mi viene in mente che anche la volta prima, circa un anno fa, mi era stato spiegato che loro sono di Milano e non conoscono Bergamo. Non sto a fare domande o a dare troppe spiegazioni: “Conosce il rondò dove c’è la concessionaria Bonaldi?”. “No”. “Sa arrivare allo stadio?”. “Allo stadio sì, poi mi dice lei”».

«Intanto stiamo già imboccando la via per Orio con velocità stile rally, un attimo e siamo nella circonvallazione, guardo il tachimetro allarmato: 100, 110, 120.... C’è un silenzio teso nel veicolo, ma presto arriviamo al rondò delle valli. “Ecco, adesso rallenti che deve girare allo svincolo a destra..., adesso ancora a destra e siamo arrivati”. Ci fermiamo e l’autista ci dice: “mi sono dimenticato di accendere il tassametro (???), quanto pagate di solito?”. E che ne so? lo prendo una volta l’anno il taxi). “Facciamo 25 euro” dice il tassista. Io: “come 25 euro? Per nemmeno 6 minuti di corsa?”».

«Un po’ di discussione e chiudo a 20 euro. Sono stanco e voglio andare a dormire. Senza dubbio dal prossimo viaggio parcheggio la mia macchina e torno con quella».

Lettera firmata

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