Vecchi spazi in attesa di futuro
Preoccupazione per l'area Riuniti

Cosa fare dei grandi contenitori della città come Astino e Sant'Agata, oggi dismesse? Della loro ricollocazione nell'attuale tessuto urbano se ne è discusso a «Bergamo Incontra». Con grande preoccupazione sul futuro dell'area dei Riuniti.

Cosa fare dei grandi contenitori della città come Astino e Sant'Agata, oppure le caserme o le ex aree produttive oggi dismesse? Della loro ricollocazione nell'attuale tessuto urbano se ne è discusso a «Bergamo Incontra», in un dibattito che ha visto protagonisti Gianfranco Ceci, vicesindaco e assessore alla mobilità del Comune di Bergamo, Andrea Pezzotta, assessore all'urbanistica del Comune di Bergamo e Stefano Zenoni, consigliere di minoranza della Lista Bruni e urbanista.

«La crisi economica nel settore privato e la rivoluzione nel pubblico hanno cambiato gli scenari e le previsioni da Pgt, con spazi di natura culturale – afferma l'assessore Pezzotta -. Al momento non abbiamo né risorse per acquistare né per riqualificare la Montelungo».

Tra i progetti di riqualificazione di aree dismesse e restati sulla carta, si è parlato anche di Porta Sud con Pezzotta che fa riferimento al progetto della Giunta Bruni: «È impossibile da realizzare. Solo per la piastra di collegamento prevista sopra la ferrovia ci vogliono 130milioni di euro – spiega l'assessore -. Inoltre gli spazi sarebbero riempiti di volumetrie di tipo residenziale che resterebbero vuote. Questa è una di quelle parti di Pgt che deve essere ripensata. Al nuovo accordo di programma parteciperanno anche i tecnici delle minoranze del Comune e della Provincia, per un progetto condiviso da tutti, visto che ci tratta di uno sviluppo dilatato». 

Resta poi la preoccupazione per il futuro dei Riuniti: «Se non arriva qualcuno, e alla svelta, per l'acquisto di questi spazi, il rischio è che diventi non solo un contenitore abbandonato ma che porti degrado in una parte di città che finora ha avuto un ospedale efficiente e all'avanguardia».

Per saperne di più leggi L'Eco di Bergamo del 23 settembre

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