Via Previtali, pompieri ancora in azione
Bergamo piange Gigi - video dopo lo scoppio

Mattinata ancora di lavoro per i pompieri che hanno effettuato ulteriori controlli in via Previtali, al Maguire’s Pub di Gigi Parma. E tutta Bergamo continua a non capacitarsi per quanto è successo: il 47enne era molto conosciuto e apprezzato per il suo lavoro e il suo impegno sul territorio.

Nulla lasciava presagire il tragico epilogo di una serata che sembrava identica a mille altre. Alle tre del mattino Gigi Parma aveva chiuso il Maguire’s Pub e salutato il barman Sergio Moro, da sempre al suo fianco dietro al bancone. Si era trattenuto sul marciapiede di via Previtali con l’ultimo cliente (ma soprattutto amico) Daniele Ponzoni, assaporando un sigaro in sua compagnia, come avevano fatto in tante altre occasioni. Infine, si era offerto di accompagnarlo a casa.

«Sono traumatizzato – testimonia Daniele Ponzoni, 34 anni, tecnico di sistemi informativi – sono l’ultima persona che lo ha visto in vita. Erano le tre del mattino. Dopo la chiusura Gigi mi ha detto: aspettami, faccio cassa e poi ti accompagno a casa. Lo aveva fatto altre volte. Abbiamo fumato un sigaro fuori dal bar. Quindi mi ha fatto salire sul suo T-Max e mi ha portato a casa (abito poco distante). Poche ore dopo ho saputo che era morto, non ci potevo credere. Era un professionista – lo ricorda Daniele – che cercava sempre di difendere il suo settore, qualificare la via in cui lavorava e la città. A differenza di altri, non aspettava che qualcuno facesse le cose, bensì si muoveva in prima persona, ci metteva la faccia, l’entusiasmo e tantissime energie».

La polizia ha sentito a lungo anche la moglie di Gigi Parma, Franca, e il barman Sergio Moro: «Non ci posso ancora credere – sono le parole di Sergio – sono sconvolto». Da tredici anni Sergio Moro era il braccio destro di Gigi Parma al pub. «Lui per me rappresentava una seconda famiglia». Proprio in virtù di questo rapporto di fiducia, Sergio era consapevole che il locale (storicamente tra i più frequentati in città) ultimamente non navigava in buone acque: «Sì – ammette – i problemi c’erano: l’affitto da pagare, gli introiti che non erano più quelli di una volta. Gigi ultimamente era un po’ preoccupato e anche molto stanco. Forse, se le cose sono davvero andate come sta emergendo, non ha retto a un insieme di circostanze che lo hanno messo a dura prova. Aveva un carattere orgoglioso, io cercavo di stargli vicino e gli dicevo: non preoccuparti, ti aiuto io».

Gli inquirenti hanno trovato tre taniche di benzina nel locale. L’ipotesi è che Gigi Parma, dopo la chiusura, sia andato a casa e poi tornato al pub, appiccando il fuoco, rimanendo poi vittima dell’esplosione.

«Se davvero le cose sono andate così (ma io non lo so, perché a me non è stato detto nulla dagli inquirenti) non posso certo che condannare il gesto di Gigi: ha messo in pericolo anche altre persone. Di certo Gigi era stanco, questo sì. Nonostante questo avrebbe voluto andare avanti: mercoledì (oggi, ndr) saremmo dovuti andare insieme a vedere un locale in viale Papa Giovanni, c’era l’idea di trasferirci».

Da parte del barman Sergio c’è il rammarico di non aver potuto fare nulla per cambiare il corso degli eventi: «Spesso sono io a dimenticare qualcosa al pub e ad essere costretto a tornare indietro, dopo la chiusura. Purtroppo non l’ho fatto: alle tre del mattino ho salutato Gigi e me ne sono andato. Se fossi tornato al locale, forse, avrei potuto fare qualcosa per scongiurare quello che è successo o per soccorrere Gigi. Le indagini diranno cosa è accaduto, ma io non posso ancora credere alla sua morte».

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