Violenza su una ragazza in treno
«Non sono stato io». Resta in cella

L’africano fermato il 21 gennaio dalla Squadra Mobile con l’accusa di aver rapinato e violentato una ragazza sul treno Bergamo-Milano Porta Garibaldi è stato interrogato dal gip. Carcere confermato.

L’uomo, 32 anni, inizialmente identificato come senegalese e poi risultato essere originario del Burundi, è stato sentito il 24 gennaio dal giudice Alberto Viti, al quale avrebbe spiegato: «Non sono mai stato su quel treno, non conosco né la ragazza né il marocchino a cui avrei venduto il telefonino». Il gip, considerati i gravi indizi di colpevolezza e il pericolo di fuga e di reiterazione del reato, ha convalidato il fermo confermando la custodia in carcere.

I fatti contestati all’africano risalgono al 12 dicembre 2014. Le ricerche sono scattate il pomeriggio successivo, quando la vittima ha denunciato quello che le era accaduto la sera prima mentre si trovava sul treno regionale Bergamo-Milano Porta Garibaldi all’altezza della stazione di Carnate. Aveva raccontato che un uomo di colore, sotto la minaccia di un coltello da cucina, si era prima fatto consegnare il suo iPhone 6, con all’interno la sim card, poi aveva iniziato a toccarla, costringendola a baciarlo.

La ragazza, terrorizzata, per cercare di calmarlo si era offerta di aiutarlo a trovare lavoro perché impiegata in un’agenzia interinale, ma l’uomo non aveva desistito. Dopo l’aggressione, secondo le accuse, aveva cercato di cedere il telefonino a un venditore ambulante marocchino. La polizia, attraverso l’analisi dei tabulati telefonici, è risalita al marocchino e poi al presunto violentatore, che la ragazza ha riconosciuto in una fotografia mostratale dagli investigatori.

L’aggressione del 12 dicembre era stata oggetto anche di una lettera inviata al nostro giornale da un lettore, che aveva puntato il dito contro la sempre più difficile situazione sul fronte della sicurezza dei convogli ferroviari.

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