Yara, alle 18.55 di quel 26 novembre
il cellulare era ancora a Brembate Sopra

Emergono nuovi dettagli sul breve lasso di tempo trascorso tra quando Yara Gambirasio è uscita dal centro sportivo di Brembate Sopra e quando la ragazza si è volatilizzata nel nulla la sera di venerdì 26 novembre. Gli accertamenti compiuti dagli inquirenti avrebbero rivelato che l'ultimo segnale del suo cellulare di marca «LG» sarebbe delle 18,55, e soprattutto sarebbe emerso che a quell'ora il telefonino agganciava ancora una cella di Brembate Sopra, prima di essere spento e mai più riacceso.

Emergono nuovi dettagli sul breve lasso di tempo trascorso tra quando Yara Gambirasio è uscita dal centro sportivo di Brembate Sopra e quando la ragazza si è volatilizzata nel nulla la sera di venerdì 26 novembre. Gli accertamenti compiuti dagli inquirenti avrebbero rivelato che l'ultimo segnale del suo cellulare di marca «LG» sarebbe delle 18,55, e soprattutto sarebbe emerso che a quell'ora il telefonino agganciava ancora una cella di Brembate Sopra, prima di essere spento e mai più riacceso.

Un dato che fa ipotizzare che la tredicenne fosse ancora in paese, a quell'ora, le 18,55. Dove, non è ancora chiaro: forse proprio sulla strada di casa, lungo quei 700 metri che separano il centro sportivo comunale dall'abitazione di via Rampinelli 48, anche se gli investigatori dovranno lavorare ancora a lungo per tradurre i dati telefonici e stringere il campo delle ipotesi, fino a individuare, con un'approssimazione il più limitata possibile, la posizione indicativa del cellulare della ragazzina prima della scomparsa.

Intanto le indagini sul caso di Yara proseguono senza conoscere soste. Ieri per buona parte della giornata gli inquirenti si sono riuniti in un vertice in Procura, per fare il punto sull'inchiesta e stabilire le prossime mosse. Nulla è trapelato sui contenuti della riunione, che si è protratta fino al pomeriggio inoltrato e a cui hanno partecipato il pm Letizia Ruggeri, i carabinieri del nucleo investigativo e del reparto operativo, i carabinieri del Ros e la squadra mobile della questura.

Per gli investigatori si tratta di un sequestro, il cui movente però è ancora oscuro. Scartata solo l'ipotesi di un rapimento a scopo d'estorsione.

Leggi Vittorio Attanà su L'Eco in edicola martedì 14 dicembre

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