La Cgil protesta in prefettura
contro il ddl su lavoro e arbitrato

La Cgil di Bergamo manifesta oggi, 26 aprile, dalle 17.30 davanti alla prefettura contro i contenuti del Disegno di Legge approvato dal Senato all'inizio di marzo che prevede gravi cambiamenti in tema di processo del lavoro e arbitrato. Poi, il 28 aprile, si terrà una manifestazione a Roma davanti a Montecitorio, proprio nelle ore in cui è previsto l'approdo in aula del dibattito sul ddl, dopo la mancata firma del Presidente Napolitano e il rinvio al Parlamento.

Intanto, i primi emendamenti al ddl sono stati presentati dalla maggioranza e dal Governo in Commissione Lavoro della Camera. Secondo la Cgil, però, qualche modifica non basta per cambiare il senso di «una legge sbagliata che continua a mantenere punti evidenti di incostituzionalità» ha detto Fulvio Fammoni, segretario confederale nazionale della Cgil, commentando le novità che potrebbero essere introdotte. «Prendiamo atto di questi primi cambiamenti che riteniamo anche frutto della nostra coerente iniziativa, ma la mobilitazione per cambiare una legge sbagliata prosegue e si rafforza».

Tra i cambiamenti previsti dagli emendamenti, Fammoni sottolinea che «la clausola compromissoria non può essere stipulata per nessuna materia all'atto dell'assunzione e non solo per le controversie relative al licenziamento come previsto nella dichiarazione comune separata; Il licenziamento non può essere orale ma solamente in forma scritta; il lodo arbitrale non è più definitivo, ma può essere impugnato, anche se resta la pesante spada di Damocle di una possibile dichiarazione preventiva di accettazione di qualsiasi decisione arbitrale».

Permangono per Fammoni misure ‘molto gravi' come «la certificazione in deroga ai contratti collettivi nazionali di lavoro e i vincoli al ruolo del giudice del lavoro; il ricatto sui precari per la clausola compromissoria che non è certo attenuato da un rinvio di 30 giorni; nessuna schermatura sostanziale alla derogabilità di leggi e contratti, possibile con l'arbitrato di equità che resta preventivo al manifestarsi della controversia; è confermata la previsione di un decreto ministeriale anche se fintamente attenuata; non è previsto niente sui termini dell'impugnazione e dell'articolo 50».

Pertanto, aggiunge Fammoni, «in relazione al messaggio del Presidente della Repubblica paiono evidenti le non risposte sull'insieme dei 5 articoli di legge». La misura che più ha sollevato proteste e polemiche è quella sull'arbitrato: le nuove disposizioni legislative prevedrebbero che le controversie tra datore di lavoro e lavoratore dipendente possano essere risolte anche in sede di arbitrato, in alternativa al giudice del lavoro. L'arbitro si esprimerebbe in merito ai licenziamenti “secondo equità”. Cioè anche in deroga a contratti nazionali e leggi o parte di esse ed è inappellabile.

Per la Cgil, invece: • l'arbitrato deve svolgersi secondo leggi e contratti collettivi, e non “secondo equità”; • il ricorso volontario all'arbitrato non deve essere previsto al momento dell'assunzione, ma solo una volta che sia stato acquisito il rapporto di lavoro a tempo indeterminato, escludendo quindi tutti i lavoratori precari, e comunque solo quando si manifesti l'eventuale controversia; • in ogni caso la legge deve prevedere le inderogabili norme di tutela del lavoratore e cancellare l'intervento ministeriale alternativo al ruolo della contrattazione; • la procedura di certificazione, in particolare riferita alle condizioni di impiego, non può essere intesa come peggiorativa delle regole dei CCNL e in ogni caso il giudice non può avere vincoli nell'accertare i fatti e la reale volontà delle parti; • deve essere cambiata la norma relativa ai termini per l'impugnazione e per le cause in corso.

© RIPRODUZIONE RISERVATA