Sinistra, all'assise di Confindustria
un presidio della Federazione

Il 7 maggio a Bergamo in concomitanza con l'assise di Confindustria la Federazione della Sinistra terrà «un presidio a difesa del lavoro» e consegnerà «una lettera aperta che smonta le proposte degli industriali italiani».

Sabato 7 maggio alle ore 9, a Bergamo in concomitanza con l'inizio dell'assise generale di Confindustria la Federazione della Sinistra terrà «un presidio a difesa del lavoro, della democrazia» e consegnerà ai partecipanti «una lettera aperta che smonta analisi, proposte e ruolo degli industriali italiani».

«La Confindustria - recita una nota della Federazione della Sinistra - avanza le sue proposte per fare un'Italia nuova con la presunzione di rappresentare non solo l'impresa, l'economia, ma il Paese tutto. Gli industriali italiani si lamentano di essere stati lasciati soli. Questo non è assolutamente vero! Da anni hanno tutto a favore, soldi a pioggia senza controllo sui risultati, precarietà, si scelgono i sindacati di comodo, evadono. C'è stato uno spostamento enorme (10/12% del PIL) di risorse dai salari e pensioni ai profitti ma gli industriali non investono in ricerca ed innovazione se non in minima parte».

«Si lamentano tardivamente - prosegue il comunicato - di un governo che peraltro hanno sempre appoggiato. Inoltre ci sono negatività di fondo che non affrontano e che riguardano il meccanismo perverso quanto normale che lega finanza, speculazione, produzione: cause di un modello dall'instabilità permanente e lo sfruttamento estremo del lavoro. In Italia c'è effettivamente un problema di fondo che riguarda la mancanza di classi dirigenti credibili. Ma le proposte della Confindustria sono le stesse che hanno portato alla crisi, la solita minestra riscaldata. Certo ammettono che c'è un problema salariale ( circa 6 mila euro l'anno), ma fingono di non vedere non solo che lavoratori e pensionati sono gli unici che pagano le tasse, ma che i salari devono essere aumentati, da loro, dagli imprenditori».

«L'imprenditoria italiana, dunque - è la conclusione - non è all'altezza dei problemi del Paese, il governo pure. L'alternativa non può che partire da un diverso ruolo dei lavoro e dei lavoratori, finendola con la precarietà e da un nuovo e diverso intervento pubblico per una nuova e diversa politica economica ed industriale, per il rilancio della scuola, della ricerca».

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