Delusione e incredulità
Confcooperative: no alla manovra

Confcooperative boccia la manovra fiscale. Delusione e incredulità: sono questi i primi commenti a freddo del mondo della cooperazione il giorno dopo il vertice di Arcore e la decisione di ridurre i vantaggi fiscali alle cooperative.

Confcooperative boccia la manovra fiscale. Delusione e incredulità: sono questi i primi commenti a freddo del mondo della cooperazione il giorno dopo il vertice di Arcore e la decisione di ridurre i vantaggi fiscali alle cooperative.

L'annunciato provvedimento da parte del Governo teso a colpire il regime fiscale della cooperazione disegna infatti scenari poco promettenti per la cooperazione: «È un provvedimento puramente politico, non di natura fiscale o economica - ha sottolineato Luigi Marino, presidente di Confcooperative e portavoce dell'Alleanze delle cooperative italiane -. Cancellare del tutto la possibilità di portare il 30% degli utili a riserva per le coop a mutualità prevalente porterebbe un gettito di 40-50 milioni di euro. Introiti che sono nulla su una manovra di 45 miliardi finalizzata invece a colpire un principio e a punire l'unica forma di impresa solidaristica».

«Siamo sorpresi da questa decisione – spiega Sergio Bonetti, presidente di Confcooperative Bergamo -. Il Governo non ha capito che le cooperative sono una risorsa per il territorio e per il welfare e che in questi tempi di crisi sarebbe stato più opportuno ridurre le spese e i costi della politica e della gestione statale piuttosto che aumentare la tassazione alle società cooperative». «Peraltro - continua Bonetti - tali agevolazioni non sono dei privilegi ma sono legati ad un diverso tipo di regime societario e in 10 anni ci sono stati già tre interventi di riduzione, nel 2001, 2004 e 2006». In attesa, dunque, che il Parlamento si esprima sui contenuti della manovra bis e in vista degli ipotetici riflessi sul mondo della cooperazione, è chiaro che «questo provvedimento – conclude Bonetti - va a punire una forma di impresa di natura mutualistica che nel corso della crisi ha continuato, anche in Lombardia, ad investire, a difendere il lavoro, il reddito dei soci e il potere d'acquisto delle famiglie».

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