Forte disoccupazione giovanile
ma molti mestieri scompaiono

Saldatori, cuochi, infermieri, esperti di marketing. Ma anche falegnami, sarti, orafi. Mancano, spariscono giorno dopo giorno. L'Italia dei giovani annega nella disoccupazione, Bergamo riesce ad arginare l'onda d'urto (15%), ma anche in provincia certi mestieri diventano merce rara.

Saldatori, cuochi, infermieri, esperti di marketing. Ma anche falegnami, sarti, orafi. Mancano, spariscono giorno dopo giorno e nessuno se ne accorge. L'Italia dei giovani annega nella disoccupazione (36% la media nazionale, più di uno su tre è a casa), Bergamo riesce ad arginare l'onda d'urto («solo» il 15% ) ma anche in provincia certi mestieri diventano merce rara: è il paradosso di un Belpaese in chiaroscuro.

Questione di appeal forse. Nella civiltà dell'immagine certi mestieri non vengono più percepiti positivamente, ma poi entrano in gioco altre componenti: si vuole avere tanto tempo libero, possibilmente senza faticare troppo. Non è solo moda da bamboccioni capricciosi: persino i genitori adesso dettano le regole per le assunzioni dei figli, lo hanno confermato pochi giorni fa, esponenti di alcune imprese artigianali trevigliesi.

Non può sorprendere quindi che alcuni mestieri siano diventati introvabili: il rapporto Excelsior di Unioncamere-Ministero del Lavoro parla di quasi 100 mila posti di lavoro senza risposta: 31.790 nelle grandi imprese e 61.720 nelle Pmi. Le Pmi avrebbero bisogno, tra gli altri, di 1.530 operai addetti ai macchinari, 810 operai tessili, 3.330 riparatori d'impianti, 1.820 fabbri, 7.460 edili specializzati, 2.460 saldatori, 820 falegnami.

E le grandi imprese cercano anche 1.380 ingegneri, 1.840 manager gestionali, 1.740 infermieri e paramedici, 1.640 cuochi, 880 autisti ma anche 520 saldatori. Cifre che ci mettono davanti a un altro dubbio: forse la mobilità è diventata un problema, tanto che spesso sono i ragazzi stranieri ad occupare quei posti?

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